REDAZIONE LA SPEZIA

Stamperia clandestina del Fodo al Comune "Anche qui fu scritta la nostra Costituzione"

L’atto per il rogito di Villa Volpara è alle porte: sarà ceduta all’ente per 270mila euro. Ospiterà un museo della Resistenza e una foresteria

L’atto per il rogito di Villa Volpara è alle porte. Il Fodo e la sua storia clandestina stanno per entrare nel patrimonio del Comune di Lerici. La strada verso la ristrutturazione e la restituzione alla cittadinanza è ancora lunga e in salita ma vede nell’atto di compravendita un primo importante passo. Dopo anni di trattative, solo negli ultimi tempi si è trovato un accordo con la proprietà, che cederà al Comune il bene per 270mila euro. Di recente Carla Ambrosi, vicepresidente Anpi, e Graziella Ghidoni, figlia di Alfredo Ghidoni, tra i realizzatori della stamperia clandestina in tempo di guerra, hanno consegnato una missiva al sindaco. "Ho ricevuto i ringraziamenti di Carla Ambrosi e di Graziella Ghidoni che nell’occasione mi ha inoltre consegnato il suo libro, in cui sono ripercorse le vicende che hanno coinvolto la sua vita e quella di suo padre, accompagnato da una bellissima dedica. Ci tengo a ricambiare il ringraziamento, perché questa è stata un’impresa condivisa con più persone e con Anpi, che hanno creduto con me di poter conseguire questo risultato affatto semplice, anche per i vincoli di bilancio del Comune" spiega Paoletti.

"Io e Graziella abbiamo scritto la lettera al sindaco a titolo personale, perché la stamperia è la storia della nostra famiglia. E’ questione di vita per noi. Quello che facevano alla stamperia ci ha cambiato la vita e ci ha educate all’antifascismo. Essere antifascista al tempo del fascismo presupponeva un grande coraggio e la spinta di grandi ideali. Ha ragione il sindaco, quando dice che al Fodo è nata una parte della nostra costituzione" è la testimonianza accorata di Carla Ambrosi, nipote di Alfredo Ghidoni, organizzatore della stamperia. Attorno alla villa sono stati fatti nel tempo molti studi, storici e architettonici, che saranno tenuti in considerazione al momento della sistemazione del bene. Carlotta Ferrari, architetto, ha progettato la ristrutturazione dell’area nella sua tesi di laurea, il cui impianto verrà mantenuto e approfondito per la riqualificazione: "La villa occupa circa 230 metri quadrati, su due livelli ed è una tipica residenza ligure nobiliare. All’interno ci sono molti affreschi che devono essere recuperati, così come la cappella all’esterno. Il progetto prevede una doppia finalità, da una parte un museo della Resistenza e dell’altra una foresteria collegata alla rete sentieristica. La villa è inserita nel parco di Montemarcello Magra ed è raggiungibile percorrendo i sentieri nel bosco sopra la Rocchetta. La parte principale del progetto, e la più onerosa, è quella della riqualificazione delle strutture portanti. Mancano i solai, parte del tetto. La volontà è comunque quella di optare per una ricostruzione fedele all’originale".

Anche Andrea Verdetti, storico romano esperto di tipografia, ha studiato il caso della stamperia clandestina della Rocchetta e ne racconta le sue particolarità: "In Italia durante la guerra c’erano decine di stamperie clandestine che hanno dato impulso a molti scioperi specie nel periodo successivo al ’43. Ogni stamperia presentava però le sue particolarità. Quella della Rocchetta è molto particolare, ha una storia incredibile e serviva una zona industriale molto forte al tempo del fascismo. I partigiani comprarono una pedalina rotta al prezzo del ferro e reperirono dei caratteri di stampa a Pistoia. Presero in affitto la villa che all’epoca non era abbandonata sotto falso nome, e sistemarono la pedalina da stampa all’interno della cisterna dell’acqua per soffocare il rumore della macchina che avrebbe potuto tradirli. La smontarono e rimontarono pezzo per pezzo riuscendo a farla funzionare. Alla fine del 44, i tedeschi in cerca di avamposti sulle colline per respingere l’avanzata degli alleati, requisirono la casa. Grazie ad uno stratagemma i partigiani riuscirono a scappare ma quando i tedeschi scoprirono la pedalina, la distrussero e con essa ogni reperto. Trovare materiale proveniente da quella stamperia è difficilissimo". Una parte incredibile della storia del nostro territorio che verrà salvata e aiuterà a non dimenticare.

Valeria Antonini