REDAZIONE LA SPEZIA

Ponte crollato, video-story all’esame del Ris

Oltre alle immagini girate dalla telecamera di Sanlorenzo, spuntano i filmati registrati per giorni dall’impianto della darsena di Pagliari

Passano anche dai Carabinieri del Ris di Parma gli accertamenti sulle cause del crollo-choc del ponte levatoio della darsena di Pagliari risalente al 12 maggio scorso. Al vaglio dei laboratori del reparto di polizia scientifica dell’Arma ci sono, trapela dal riserbo, alcuni filmati utili a ricostruire dinamica e genesi del crac che, fortunatamente, non ha fatto vittime. Sotto esame non c’è solo il video registrato dalla telecamera-spia posta all’ingresso dei Cantieri Sanlorenzo in viale san Bartolomeo e divenuto virale ma anche un cd con le immagini registrate dal sistema di videosorveglianza della darsena e dello stesso ponte, immagini relative al crollo ma anche girate nei giorni precedenti. Si tratta di immagini di grande interesse investigativo, rivela una fonte qualificata.

Oggi intanto si materializzerà a Palazzo di giustizia la prima relazione del consulente tecnico nominato dal procuratore Antonio Patrono e dal sostituto Claudia Merlino titolare del fascicolo aperto il giorno crac per il reato di "crollo colposo". Lui è l’ingegner Renato Buratti di Genova, esperto di lungo corso in materia impiantistico-strutturale, già impegnato nell’inchiesta sul crollo del ponte Morandi; ha trascorso oltre un mese, in parallelo a vari sopralluoghi nell’area sotto sequestro, a studiare una montagna di carte: il progetto del ponte, l’atto di collaudo, i documenti connessi alle manutenzioni ordinarie e straordinarie e i verbali con le dichiarazione di almeno una decina di persone informate sui fatti: funzionari dell’Autorità di sistema portuale, dirigenti e operatori del Consorzio nautico Pagliari (concessionario della darsena) a cui, dieci anni fa, l’ente di via del Molo aveva affidato l’uso delle l’impianto, a motivo delle aperture funzionali all’ingresso e all’uscita delle barche dalla mega-vasca, con grandi potenzialità di accoglienza (indotta dal battente d’acqua interno) non sfruttate per l’impossibilità delle imbarcazioni più grandi a vela di ’passare’ dal varco per l’ostacolo posto agli alberi dalla posizione della struttura una volta aperta. La relazione, lungi dal trarre delle conclusioni immediate sulle cause del crollo, tratteggerà le ipotesi meritevoli di approfondimento partendo dall’evidenza: lo schianto dei bulloni della cerniera su cui ruotavano i cardini dell’impalcato, quella posta a monte, ancorata al sottostante supporto imperniato nel cemento armato. Una causa o l’effetto del crollo del ponte? La domanda resta aperta. Di sicuro è già emerso che alcuni bulloni presentano delle ossidazioni interne leggibili come indizio di un loro logoramento-cedimento pregresso, prima del crollo. Ma solo specifici esami tecnologici di laboratorio potranno dimostrarlo, in parallelo allo studio delle forze alla base delle genesi del crac e del funzionamento dei pistoni di sollevamento (e trattenuta in discesa) del ponte. La relazione servirà ad orientare le mosse successive dei magistrati inquirenti alla ricerca di eventuali responsabilità. Alle porte c’è il cosiddetto incidente probatorio, l’accertamento giudiziario con la garanzia del contraddittorio, il cui presupposto sono le iscrizioni sul registro degli indagati. E’ assai probabile che alcuni dei testimoni possano assumere quest’ultima veste e quindi nominare degli avvocati ma le incriminazioni scatteranno solo al termine della superperizia che sarà disposta del gip. Insomma, ci vorrà del tempo per trarre delle conclusioni capaci di fare da apripista al solo processo. Intanto l’urgenza è quella rimozione dell’impalcato sotto sequestro per ridare fruibilità alla darsena, al netto del ’primato’ delle indagini tecniche destinate a passare dall’analisi della struttura da parte dei vari consulenti delle parti.

Corrado Ricci