
A diciotto mesi dall’inaugurazione cresce l’attività del centro spezzino. L’ammiraglio Nervi: "Entro la fine del 2026 i primi dimostratori tecnologici".
Diciotto progetti di ricerca avviati e banditi nei primi diciotto mesi di vita – i primi dei quali già entro l’ultimo trimestre del 2026 saranno declinati nelle prime attività sperimentali sul campo – con un investimento potenziale complessivo che si avvicina ai 115 milioni di euro. Quelli messi assieme dal Polo nazionale della dimensione subacquea a un anno e mezzo dall’inaugurazione sono numeri da primato, quello che l’Italia vuole conquistare senza indugi nelle profondità del mare, laddove si intersecano una pluralità di interessi rilevanti per il paese: difesa delle infrastrutture critiche ma anche ricerca delle terre rare. Ieri, nella sede di Confindustria, la presentazione del terzo lotto di bandi di ricerca da 50 milioni di euro – che si aggiungono alle due serie lanciate (e già assegnate) nel 2024 – ma anche un punto sullo stato dell’arte del polo insediatosi all’interno del comprensorio del Centro di supporto e sperimentazione navale della Marina, in viale San Bartolomeo. É l’ammiraglio Cristiano Nervi, direttore della Struttura operativa del Pns e del Cssn, a tracciare un quadro sfidante e a sollecitare non solo la grande industria ma anche la piccola e media impresa a sfruttare le possibilità offerte dai nuovi bandi.
"Le pmi sono indispensabili e importantissime" ha detto l’ammiraglio Nervi, che ha evidenziato come "le previsioni indicano entro il 2030 un mercato globale del settore subacqueo da 400 miliardi di euro. In Italia, il recente incremento del 15% nella spesa si è registrato grazie ai primi quattro bandi del Pns, nel 2024". Nel dettaglio, Nervi ha sottolineato come i tre lotti di bandi di ricerca si siano focalizzati lungo due traiettorie tecnologiche: la creazione di una infrastruttura di rete subacquea, con un sistema di controllo e sorveglianza che possa rivelare in tempo reale ciò che accade negli abissi marini, e la creazione di un veicolo multifunzione, con cui realizzare la piena operatività nella dimensione subacquea, che sia per scopi militari o per lo sfruttamento delle risorse, così come per la difesa e manutenzione delle infrastrutture critiche. "Un veicolo esiste già, il Flatfish di Saipem, ma ogni componente viene dall’estero: il motore è americano, il sonar è britannico, le batterie canadesi, il sistema di navigazione norvegese –. Noi vogliamo che sia l’Italia a sviluppare queste tecnologie, non vogliamo dipendere da nessuno".
Un modus operandi, quello del Pns, che ha permesso finora di aggregare 89 operatori economici: 11 grandi imprese, 34 pmi, 22 aziende sub fornitrici e sopratutto 22 tra atenei e centri di formazione e ricerca. Un’ecosistema che avrà sempre più nel compendio di viale San Bartolomeo il proprio punto di riferimento e nelle acque del golfo il proprio teatro operativo in cui testare i prototipi: in via di definizione al Cssn un compound modulare da 16 uffici e 2 sale riunioni, così come un’area di test abissale (con almeno 250 metri di profondità; ndr) al largo del golfo in cui verificare sul campo i progressi, utilizzando il Chobin, strumento di supporto in ambiente simulato progettato dal Cmre della Nato, unico al mondo. "Aziende e Università devono lavorare qui, fare squadra" dice l’ammiraglio. Strumenti per agevolare e facilitare la ricerca, anche alla luce di tempi strettissimi. "Diversamente da quelli tradizionali, i bandi di ricerca del Pns hanno tempi rapidi: in due anni si deve arrivare al dimostratore tecnologico, dobbiamo arrivare dritti al punto in tempi brevi" ha detto Nervi.
Per quanto riguarda la creazione di una rete infrastrutturale subacquea, tra il settembre e il dicembre del 2026 dovranno essere completati i dimostratori tecnologici relativi ai primi due lotti di gara – che riguardavano, rispettivamente, l’infrastruttura di rete e un sistema di cavi subacquei intelligenti per il monitoraggio marino – con la fine delle attività sperimentali entro l’estate dell’anno successivo. "Settembre 2026 è domani. Quando saremo pronti, le nuove dorsali saranno attrezzate con cavi che non saranno solo attrezzati per trasferire dati, ma anche per scoprire – dice Nervi – mentre quelle esistenti saranno ammodernate, con docking station per poter ricaricare i veicoli e trasferire dati". I nuovi bandi appena lanciati puntano alla realizzazione di un sonar avveniristico, un propulsore, effettori per reazione, dissuasione e difesa di infrastrutture subacquee, lo sviluppo di materiali resistenti per gli ambienti sottomarini estremi e la creazione di un sistema Lidar, radar con tecnologia laser per mappare i fondali. Ricerche d’avanguardia che hanno bisogno di finanziamento continui. "Il ostro fabbisogno cresce, si stabilizzerà attorno ai 35-40 milioni di euro dal 2027" dice Nervi.