"Politica inconcludente. E restiamo al palo"

Cgil, Cisl e Uil rilanciano sul tema della riconversione: "Indebolite le potenzialità del tavolo. Il turbogas è indispensabile alla transizione"

di Franco Antola

Superficialità, risse inconcludenti, mancanza di una visione di prospettiva sui temi dello sviluppo delle energie alternative. E, sullo sfondo, il rischio di perdere il treno dei grandi investimenti nel campo delle rinnovabili e della produzione energetica pulita, idrogeno compreso. Non sono teneri i sindacati nei confronti della politica, accusata di giocare una partita di retroguardia destinata a tagliare fuori la provincia dai programmi strategici che ridisegneranno gli scenari economici. Cgil, Cisl e Uil, con le rispettive organizzazioni di categoria, sono ben consapevoli che le loro posizioni rischiano di essere impopolari, ma non risparmiano l’affondo.

"Il dibattito di questi giorni sull’Enel – dicono - ci conferma che l’attuale classe politica continua a non capire, o fa finta di non capire che il tema carbone sì carbone no non è la vera partita. "Per questo – osserva Paolo Musetti, della segreteria Filctem Cgil – non parteciperemo alla corsa ad appuntarsi la medaglia del più tenace oppositore al carbone. Quello è un tema ormai superato, e comunque limitato al periodo di una transizione che deve traguardare verso scenari energetici profondamente diversi. E non siamo noi a dirlo, ma i numeri: nel 2015 si scaricarono al terminal a mare di Enel un milione di tonnellate di carbone, nel 2020 sono state 80mila. E che dire del fatto che nel 2016 la centrale è stata in servizio per 260 giorni mentre nel 2020 per dieci? Nel 2021, considerato che la centrale è in riserva fredda sarà chiamata in esercizio esclusivamente per garantire il servizio elettrico nazionale e non per la produzione di base e il trend 2020 rimarrà invariato o ulteriormente ridotto. Vedo in giro molto vittimismo e incapacità di misurarsi con i temi veri dello sviluppo, col rischio che le grandi risorse investite dalla società finiscano altrove. Senza contare che i lavoratori della centrale hanno già pagato prezzi elevati, una parte cospicua è uscita dalla produzione altri sono stati trasferiti altrove, con gravi sacrifici per sé e la famiglia".

Anche Michele Pollarolo, segretario Flaei Liguria Cisl, è allineato sulle stesse posizioni: "Quello che abbiamo detto nel convegno del 2019 non è cambiato - osserva –, ma prendiamo atto che gli atti autorizzativi sono ancora troppo lunghi e la transizione energetica procede lentamente, mentre sappiamo che se il passaggio porta a un aumento delle rinnovabili gli impianti a turbogas lavoreranno sempre meno. Se possiamo avere energia a costo zero non ci sarà concorrenza con gli impianti a gas e ad energia fossile. Noi del sindacato energia siamo accusati di voler restare ancorati al passato ma la nostra è una visione proiettata verso il futuro. Speravamo in questo di trovare le giuste alleanze e ampia condivisione sul tema del superamento del carbone, ma gli altri soggetti, la politica in particolare, non ci hanno seguito. Oggi la politica dovrebbe traguardare a un preciso obiettivo e cioè che Enel investa sul sito di Spezia non solo per i suoi progetti di transizione energetica ma puntando sulle tecnologie green nell’ottica di un uso più proficuo delle aree, con più benefici e occupazione. Gli spazi sono talmente vasti che si può coniugare in questo processo anche l’uso di una parte di essi per progetti per la portualità, che sta cercando di crescere".

Anche Massimo Ismari, Uiltec provinciale è convinto che Enel non abbia intenzione di andare avanti a lungo col carbone: "Lo scorso dicembre il gruppo non sarebbe stato neppure acceso se non ci fosse stato un obbligo di legge. Se la politica avesse pensato con la testa avrebbe fatto scelte diverse, con il turbogas a disposizione il carbone verrebbe presto dismesso. Per quanto ci riguarda lavoriamo per la riduzione, ma il gas è indispensabile alla transizione. Lo abbiamo detto in tutte le lingue, ma non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire".