
Porto Venere, 9 luglio 2020 - E’ stato uno degli artefici della rinascita graziotta: ha preso in mano una borgata ‘alla frutta’, come lui stesso racconta, nel 2002. Da lì, ricoprendo ruoli diversi, ma tenendo in mano le redini di questa realtà, è stato un crescendo pieno di impegno e passione. Culminato con la vittoria di cinque titoli per Le Grazie: uno senior, con tanto di record, due junior, due femminili. E con un’intera comunità che abbraccia la tradizione della disfida remiera e s’impegna per sostenere i tre armi.
"Quando sono arrivato, la voga era in mano alla Pro Loco, ma non si trovavano persone che riuscissero ad occuparsene. Così, col mio gruppo, ci siamo presi la briga di star dietro a questa cosa: in 18 anni siamo cresciuti, abbiamo imparato tanto e con molte soddisfazioni". In borgata, non importa il ruolo: dal primo all’ultimo – almeno nella scala gerarchica – ci si dà sempre da fare. Anche in questa giornata, Alessandro Busoni è lì a lavorare. "Ora sono vicepresidente, dopo sei anni da capoborgata; ho lasciato due anni fa: ho fatto un passo indietro per motivi familiari, ma sono lì ogni volta che posso. Se si parla di ruoli, comunque, a nessuno è mai interessato. Quando entri in associazione, sai che faticherai e non guadagnerai: il volontariato non è facile, ma ci sono tante persone che danno una mano.
Adesso , il capoborgata è Pietro Tonelli e il presidente Emanuele Bianchi, ma le cariche non sono fondamentali. Io ho sempre ‘camallato’ roba in qualsiasi ruolo, ad esempio; non c’è distinzione: puoi trovare il presidente che toglie la spazzatura alle sagre o il capoborgata che serve ai tavolini. Ciò che ci interessa è portare entusiasmo, cavalcare l’onda. Siamo cresciuti e anche in paese il Palio si sentiva meno. Si tendeva a privilegiare la sfilata, ma quel che conta è la parte sportiva". Fino ad arrivare al trionfo targato 2014 nella categoria senior e non ancora ripetuto. In attesa che quella ‘macchia rossa’, con tutto il paese in festa ai giardini, si riformi. Spezzino, Busoni approda alle Grazie nel 1972: insieme ai genitori, ogni anno era nel paesino per godersi il mare. "Oggi mi posso definire un graziotto acquisito: ci tengo tantissimo". L’innamoramento per la voga, anno dopo anno, lo ha portato a far crescere i colori del ‘Ria’ fino ad arrivare allo scalino più alto. "Quella di oggi è una realtà impegnativa: tre equipaggi si allenano anche sei giorni alla settimana, poi ci sono le riunioni, la parte a mare da curare, tutte le attività burocratiche ed amministrative: speriamo che arrivi qualche giovane di qui, perché io ho quasi 60 anni!" dice ridendo. E così, tutto si è sviluppato, grazie al lavoro e alla costanza di questi infaticabili che sono partiti mandando a bordo equipaggi interamente graziotti, anche se poi si sono aperti al mercato degli atleti.
«Siamo riusciti a tenerli per qualche anno, poi ci siamo rivolti anche a qualcuno di fuori. D’altronde, non tutti devono vogare per forza. Oggi, poi, siamo a livelli intensi: si parte da settembre e quel che conta è la gara del Palio. Puoi anche aver vinto quelle precedenti, ma se poi perdi lì, rimani con un pugno di mosche". Impossibile dimenticare il folklore della sfilata, che qui è tradizione nella tradizione. "Le abbiamo fatte bene anche in passato, grazie anche ai ‘vecchi’ della Pro Loco; anche negli ultimi anni siamo andati a premio, conquistando bei piazzamenti. E il paese si è messo in moto: negli ultimi anni è stata creata la Sarto-Ria, che riprende il nostro nome in dialetto. Ci sono diverse teorie sulla sua origine: potrebbe derivare dal rio, il canale della Fontanella, o dai gruisti, che dicono ‘scendo a ria’. Le ragazze che se ne occupano (soprattutto Roberta Barbieri, che la gestisce con Elisabetta Coluccia e altre donne) si danno molto da fare e oltre ai vestiti per la sfilata fanno anche gadget da vendere. Così, riusciamo a racimolare qualche soldino in più: le spese sono tante e vogliamo andar avanti al meglio". Come sempre, in questi ultimi 18 anni. Chiara Tenca