REDAZIONE LA SPEZIA

Ucciso dal monossido di carbonio. "Avvelenato durante la sabbiatura"

L’esito degli esami su Gabriele Spagnoli, l’operaio di Sarzana morto sul lavoro a Pian di Follo

L’operaio Gabriele Spagnoli morto a 53 anni sul luogo di lavoro durante una ’sabbiatura’

La Spezia, 29 aprile 2018 -  Gabriele Spagnoli è morto a causa delle esalazioni di monossido di carbonio. Lo ha stabilito l’anatomopatologa Susanna Gamba all’esito dell’autopsia sul corpo dell’operaio sarzanese di 53 anni che il 23 febbraio scorso, durante delle operazioni di sabbiatura, perse la vita all’interno del capannone della ditta ‘Verniciatura Industriale’ di cui era dipendente, a Pian di Follo. L’ipotesi di un avvelenamento da fumi conseguenza di qualche malfunzionamento delle apparecchiature che stava utilizzando si era palesata fin dal giorno successivo al decesso, esclusa la prima prospettazione presa in considerazione dagli investigatori: una morte da folgorazione.

Di certo il corpo non presentava ferite evidenti. Di certo l’operaio, prima di spirare, aveva vomitato. Di certo, durante la sabbiatura, usava una maschera protettiva.

Ora arriva l’esito dell’autopsia, un accertamento destinato al saldarsi alla perizia tecnica sulle apparecchiature che ha preso il via dopo la prima ispezione effettuata dagli operatori del dipartimento dell’Asl per la prevenzione e la sicurezza dei luoghi di lavoro diretto dalla dottoressa Antonietta Gioia. L’esito si rivelerà dirimente per l’azione penale a seguito dell’apertura di un fascicolo per omicidio colposo da parte del pm Pia Simonetti. In questo contesto si pone l’atto dovuto dell’avviso di garanzia al titolare dell’azienda, Roberto Bonati, nella prospettiva di verificare possibili nessi causali con eventuali inadempienze nell’attuazione delle norme per la sicurezza dei luoghi di lavoro e, allo stesso tempo, per mettere in condizione l’indagato di nominare un proprio consulente tecnico. In pista, intanto, un legale che ha assunto la difesa, si tratta dell’avvocato Fabio Sommovigo.

Vani erano stati tutti i generosi tentativi di salvare l’operaio a opera, inizialmente, di un collega di lavoro, guidato telefonicamente dalla centrale operativa del 118 i cui operatori erano poi intervenuti a razzo.

La società nella quale lavorava la vittima è molto accreditata; tra i suoi clienti ha anche l’Oto Melara. Effettua lavorazioni applicate su materiali destinati al militare o coperti da brevetti e ha una sede distaccata anche all’interno dell’Oto Melara, oltre che a Brescia e all’Alenia di Livorno. I lavori effettuati nel momento in cui si è verificatol’incidente erano per un altro committente.

Corrado Ricci