REDAZIONE LA SPEZIA

No alla chiusura degli uffici postali I sindaci: «Faremo le barricate»

Gli amministratori di otto Comuni contro la “razionalizzazione”

Un ufficio postale (foto repertorio)

La Spezia, 14 marzo 2015 - UNITI e compatti, di là dalle differenze di schieramento politico, per dire «no» al progetto di ristrutturazione deciso dalla direzione di Poste Italiane. Sono i Comuni del territorio coinvolti dalla “razionalizzazione”, che, di fatto, significa apertura a giorni alterni e chiusura degli uffici postali, rappresentati ieri mattina, durante una conferenza stampa in Comune alla Spezia, oltre che dal vicesindaco del capoluogo Cristiano Ruggia, da Arianna Bonvini, assessore del Comune di Castelnuovo Magra, Paola Barsotti, vicesindaco di Porto Venere, Giacomo Raul Giampedrone sindaco di Ameglia, Giorgio Cozzani sindaco di Follo, Mara Bertolotto sindaco di Pignone, Mario Scampelli sindaco di Calice al Cornoviglio e Paolo Ricciardi, assessore del Comune di Bolano. La linea è unanime: ferma opposizione alla chiusura e al ridimensionamento degli sportelli, considerati come un vero e proprio presidio sociale e segno tangibile della presenza dello Stato: «Faremo le barricate. La razionalizzazione voluta da Poste Italiane è l’anticamera della chiusura – hanno detto in coro- la presenza degli uffici sul territorio è fondamentale. Non ci sono giustificazioni per questa operazione, che peraltro investe tutto il territorio nazionale, da parte di un’azienda che nell’ultimo bilancio ha fatto utili per due miliardi e mezzo e ha ormai abbandonato ogni prospettiva di servizio sociale». I sindaci rimproverano a Poste Italiane non solo la ristrutturazione in sé, ma anche il metodo adottato, senza un confronto reale con le istituzioni coinvolte; arrivando addirittura a rifiutare la proposta dei sindaci di concedere spazi comunali gratis per gli uffici postali e partecipare alla fase di razionalizzazione bilanciando chiusure e aperture nelle zone contigue. «Non hanno neanche tenuto conto di territori ad alta vocazione turistica e con forte presenza di popolazione anziana – hanno sottolineato gli amministratori – altro che postino telematico. Con la “razionalizzazione” i disservizi aumentano, con code insostenibili e malfunzionamenti. A questo punto, chiediamo al governo di intervenire, che i nostri parlamentari e il ministro Orlando “costringano” a sedere a un tavolo i vertici nazionali di Poste Italiane, visto che quelli locali continuano a rimpallare le responsabilità verso le massime istanze aziendali». E i sindaci non escludono, qualora la situazione non si sbloccasse entro il 13 aprile, data dell’inizio della razionalizzazione, di ricorrere ad azioni legali come una sospensiva giudiziaria. Il piano di Poste Italiane prevede la chiusura degli uffici di Bastremoli, Fezzano, Montemarcello, San Venerio e Scurtabò e la razionalizzazione degli orari di Bolano, Cadimare, Calice al Cornoviglio, Castelnuovo Magra e Pignone.

Marco Ursano