Negozi soffocati dal food. Il Pd critica Palazzo civico: "Mancano coraggio e visione per gestire la trasformazione"

Pressing del gruppo dem sulla giunta Peracchini perché vada oltre il "mero marketing". Ok al piano di massima occupabilità. "Ma bisogna lavorare sull’aliquota Imu e sulla sosta".

Il nuovo portale ’Shopping La Spezia’, presentato recentemente dall’amministrazione Peracchini come importante punto all’interno di una più complessiva strategia per il rilancio del commercio locale, lascia perplessi gli esponenti del Partito democratico. "Comprendiamo le intenzioni dell’iniziativa – dichiarano i consiglieri di opposizione – ma pensiamo che per provare a dare nuovo vigore ai negozi spezzini vadano messe in campo politiche che guardino oltre il mero marketing. Occorre assumersi la responsabilità di dire quale rete commerciale si voglia, per poi incentivarla e promuoverla".

Al centro della critica del Pd verso l’amministrazione viene individuata una mancanza di coraggio nel gestire la trasformazione economica che la città sta vivendo. Il turismo cresce ogni anno di più e questo dato ha naturalmente un riflesso concreto anche sulla rete commerciale: più bar e ristoranti e meno negozi tradizionali, con tante botteghe, anche storiche, che dopo anni di onorato servizio negli ultimi tempi hanno alzato bandiera bianca abbassando per sempre la saracinesca. "È irrispettoso – sostengono i consiglieri Pd – affermare che il commercio si debba semplicemente adeguare agli alert del mercato e che la prevalenza del food sia fisiologica e ineluttabile in quest’epoca. Dobbiamo tutti rassegnarci ad avere una rete di negozi non più funzionale alle esigenze di chi vive in città tutto l’anno?".

Pizzerie, bar aperitivi, trattorie e ogni altro nuovo locale che nasce sotto la spinta della crescente domanda di ’Italian food’ (spesso non proprio italianissimo visto che proliferano anche sushi e kabab), parte essenziale della visita di un turista nella nostra provincia al pari di un selfie a Monterosso o a Riomaggiore, andrebbero a soddisfare le esigenze dei visitatori ma non quelle dei residenti. "L’amministrazione – continuano i democratici – dovrebbe provare a evitare che la presenza del food divenga sempre più marcata, a scapito delle attività commerciali e artigianali tradizionali, che devono caratterizzare un centro abitato. Rischiamo di arrivare ad un punto in cui la carenza e lo squilibrio della rete commerciale terrà le persone lontane dalla città".

Un valido strumento da valutare, con la necessaria concertazione e condivisione, viene indicato nel ’piano di massima occupabilità’ – proposta lanciata sulle pagine de ’La Nazione’ dal responsabile categorie di Confartigianato, Nicola Carozza – che deve definire e perimetrare le porzioni di suolo pubblico che possono essere sottratte all’uso collettivo attraverso concessione (dehors e strutture esterne alla attività commerciali e di somministrazione).

Contestualmente secondo gli esponenti dell’opposizione andrebbe poi adottata una pianificazione commerciale che inibisca, motivandola, l’apertura di nuove attività di somministrazione in specifiche aree della città. Tra le misure più urgenti per non avere una città a senso unico, svuotata e impoverita, il Partito democratico si dice pronto a battagliare in consiglio comunale e all’interno delle commissioni sull’adozione di diversi provvedimenti come riportare al 4.6 l’aliquota Imu per i contratti a canone concordato per attrarre la residenza stabile rispetto a quella breve e aggiornare le politiche della sosta e della mobilità. "Se l’amministrazione avvierà una riflessione su questi temi – concludono i dem – non mancheremo di dare il nostro contributo in termini di proposta e di sostegno ai provvedimenti che andranno nel senso da noi auspicato".