
Il pubblico ministero Maurizio Caporuscio
La Spezia, 31 dicembre 2016 - DOPO l’operazione chirurgica non avrebbero disposto il trasferimento della paziente in terapia intensiva, con alcune complicazioni che, in breve tempo, ne avrebbero poi causato la morte. E’ l’accusa mossa dal pubblico ministero Maurizio Caporuscio a sei medici della struttura complessa di Ortopedia dell’ospedale Sant’Andrea della Spezia, per i quali nei giorni scorsi la stessa procura ha chiesto il rinvio a giudizio: il giudice per l’udienza preliminare, Marta Perazzo, ha firmato il decreto di fissazione dell’udienza preliminare, che si terrà il prossimo 31 gennaio in tribunale. I sei medici sono indagati tutti per il reato di omicidio colposo. Nel mirino della procura sono finiti l’attuale primario del reparto, Alberto Sancin, 54 anni, assistito dall’avvocato Claudio Orlandi; i medici chirurghi Dino Falugiani e Rossella Buratti, di 60 e 56 anni, assistiti rispettivamente dai legali Claudio Orlandi e Andrea Corradino; gli allora medici di reparto Alberto Eminente, 51 anni, assistito dall’avvocato Federica Eminente; Andrea Maccari, 42 anni, e Rosario Passalacqua, di 54 anni, rappresentati anche loro dall’avvocato Federica Eminente.
L’EPISODIO finito sotto la lente dalla Procura riguarda il decesso di una donna di 68 anni, morta nel novembre di tre anni fa nel reparto di rianimazione del Sant’Andrea, a seguito di complicazioni post operatorie. La donna si era recata nel nosocomio cittadino il 15 novembre, a seguito di una caduta accidentale tra le mura domestiche. La sessantenne, che nella caduta si era procurata la frattura del collo del femore sinistro, fu operata il giorno successivo. L’intervento chirurgico di artroprotesi all’anca sinistra non destò preoccupazioni, ma due giorni più tardi la donna, già affetta da un’epatopia cronica, fu vittima di uno scompenso metabolico che ne causò la morte, avvenuta il 21 novembre nonostante il trasferimento in Rianimazione e il disperato tentativo di salvarle la vita da parte dei medici.
A INNESCARE le indagini è stato il marito della donna. L’uomo, dopo aver recuperato la cartella medica e raccolto ogni dato sanitario della moglie, nell’estate del 2014 ha commissionato una consulenza a un medico legale. Quanto emerso dall’analisi dello specialista ha convinto l’uomo a bussare alle porte della magistratura spezzina, affidandosi all’avvocato Valentina Antonini per denunciare l’episodio. Il sostituto procuratore Maurizio Caporuscio, al termine delle indagini, ha messo nel mirino il comportamento adottato dai sei medici del reparto di Ortopedia: secondo il magistrato, sia i tre medici chirurghi che effettuarono l’intervento, sia i medici addetti al reparto che assistettero la donna, dopo l’intervento chirurgico avrebbero dovuto «trasferire tempestivamente» la sessantenne in terapia intensiva, anche a scopo cautelativo, in ragione dell’epatopatia cronica della donna. Secondo la procura, in questo modo sarebbe stato possibile praticarle il necessario trattamento di terapia intensiva. Il mancato trasferimento in reparto, secondo Caporuscio, avrebbe favorito lo scompenso metabolico acuto che ha causato la morte della paziente. Accuse, queste, che però i medici indagati, molto stimati all’interno del nosocomio spezzino, respingono con decisione.