Nasce la bimba, muore la mamma. Parto cesareo al volo per la piccola

Al San Martino la nascita indotta all’ottavo mese di gravidanza per salvare la creatura in pericolo di vita. Un’emorragia cerebrale letale alla base del decesso

Simone Pelistri e Ylenia Bardi il giorno del loro matrimonio

Simone Pelistri e Ylenia Bardi il giorno del loro matrimonio

Pignone (La Spezia), 26 aprile 2022 - Un’alternanza di vita e di morte; un susseguirsi di fatti permeati dall’amore di famiglia e dall’abbraccio della comunità che si stringe attorno ad un papà esemplare per le premure ai suoi cari e agli altri, da volontario della Protezione civile. L’amore è verso una creatura venuta al mondo prima del tempo e per chi lo ha lasciato prematuramente dopo averla data alla luce e, così facendo aver, inconsapevolmente, alimentato speranze di vita, quelle che albergano nel cuore delle persone che saranno destinatarie dei suoi organi, espiantati su autorizzazione dei familiari dopo la dichiarazione di morte cerebrale di lei, in un intreccio di dolore e generosità

Tutto ruota attorno a una giovane e dolce donna di Pignone e alle acrobazie dei sanitari del policlinico San Martino di Genova per dare il meglio nella tragedia. Lei, Ylenia Bardi, aveva 34 anni ed era originaria di Pignone, un passato da lavoratrice nel campo alberghiero prima della gravidanza, voluta e sviluppata all’ottavo mese, senza compiere azzardi, tutta presa a preparare la casa, in località Puin – dove corre il confine tra Pignone e Monterosso – per accogliere la piccola. Non ha fatto nemmeno in tempo a vedere il frutto dell’amore coniugale; l’ineluttabile ha fatto irruzione nella vita di coppia, chiamando ora il papà, Simone Pelistri, a crescere la figlia orfana di mamma, sostituendosi a lei. La sua forza d’animo è impressionante. "Grazie ai medici che hanno fatto tutto il possibile per strappare alla morte mia moglie e per permetterle di mettere al mondo nostra figlia" dice consapevole che per Ylenia non c’era niente da fare. Tutta colpa di una emorragia cerebrale che ha colpito la donna tra le mura domestiche, alle 13,30 di venerdì scorso. Si è accasciata di botto, senza un lamento, senza una parola. Ha continuato a respirare, ha trovato la forza di alimentare con l’ossigeno il suo corpo per portarlo a generare vita.

Un’impresa che si è intrecciata con il tempismo dei militari della Pubblica assistenza di Pignone, dell’équipe medico infermieristica del 118, dei sanitari del San Martino dove la donna è stata trasferita a bordo di un elicottero dei vigili del fuoco. Subito le condizioni della donna sono apparse disperate. C’è voluta l’assistenza della bombole di ossigeno per aiutarla a respirare e farla partorire. E’ nata così Greta, per effetto di un taglio cesareo ’al volo’ quando la mamma si stava, ormai, spegnendo.

Vita e morte intrecciate in un lettino del San Martino che si è fatto capezzale oltreché chiamata all’esistenza della piccola, davanti agli occhi di un uomo forte e coraggioso, Simone, papà e vedovo in una manciata di ore. Lei sta bene. La certificazione di morte cerebrale è delle 11,45 di domenica. Poi l’attesa del miracolo che non c’è stato. E l’atto conseguente: staccare le macchine che hanno tenuto in vita Ylenia. Operazioni meccaniche, effettuate da mani tremanti; si sono saldate alla generosità del marito e della mamma di lei ad autorizzare l’espianto dei due reni e del fegato di Ylenia. Chissà se Greta un domani, diventando grande, riuscirà a con oscere chi, al pari di lei, vive grazie alla mamma? Intanto lei è fonte di conforto e consolazione. E, al pari del papà, destinataria dell’affetto di Pignone di cui si fa interprete il sindaco Ivano Barcellone: "Siamo vicini a Simone e Greta e ai loro parenti. Questo è un momento in cui la comunità si fa famiglia". L’evocazione ideale diventerà realtà, per l’ultimo saluto.