
L’ingresso dell’Arsenale
Il Tribunale del Riesame ha respinto il ricorso presentato da Marco Faconti e Fabrizio Maraglia contro il sequestro dei beni ordinato dal giudice per le indagini preliminari Tiziana Lottini nell’ambito della maxi indagine con cui la guardia di finanza e la compagnia dei carabinieri della Marina, coordinate dal sostituto procuratore Elisa Loris, hanno messo sotto la lente l’attività di alcune aziende che operano all’interno dell’Arsenale della Marina, nonché i rapporti tra l’amministrazione militare e alcune imprese. Diciotto gli indagati, tra cui un ammiraglio, un contrammiraglio e tre funzionari dell’Arsenale militare; l’indagine ha evidenziato un presunto giro di false fatture per oltre 14 milioni di euro. Il gip con l’ordinanza emessa lo scorso maggio ed eseguita a metà giugno, nel rigettare l’applicazione di misure cautelari personali a carico di alcuni degli indagati, aveva contestualmente ordinato il sequestro preventivo di circa 4,5 milioni nei confronti del 60enne Fabrizio Maraglia, all’epoca dei fatti rappresentante legale della Siman, e di poco più di 5,5 milioni di euro a carico di Marco Faconti, 71enne, negli anni amministratore delle aziende San Marco Service, San Marco Costruzioni Navali, Fama costruzioni meccaniche, Gemini, TeMa e Carpenluni. Sotto sequestro, a seguito dell’ordinanza, erano finiti beni per oltre 1,6 milioni. Tra i reati a vario titolo ipotizzati anche corruzione, truffa allo Stato, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, e frode nelle pubbliche forniture. Le indagini dei finanzieri guidati dal colonnello Massimiliano Re hanno permesso di ipotizzare l’esistenza di un’associazione per delinquere (sei indagati) finalizzata alla commissione di reati in materia di imposte sui redditi e sul valore aggiunto.
Matteo Marcello