REDAZIONE LA SPEZIA

Mar Rosso, allarme crisi. L’export in caduta libera: "Made in Italy in frenata"

Il presidente di Confartigianato Figoli dipinge un quadro a tinte fosche "Scalo spezzino fermo da inizio anno. Crescita e occupazione a rischio".

Mar Rosso, allarme crisi. L’export in caduta libera: "Made in Italy in frenata"

Se i porti italiani si fermano si mette a rischio una quota rilevante dell’import-export dell’Italia. Ecco perché l’allargamento al Mar Rosso della crisi in Medio Oriente potrebbe aggravare la flessione del commercio internazionale, Lo ha già fatto notare nei giorni scorsi il presidente di Confartigianato Trasporti, Stefano Ciliento, parlando della crisi dei porti liguri e italiani. Lunedì il tema è stato attenzionato dallo stesso presidente della Regione Giovanni Toti.

Come oramai noto infatti, si stanno verificando attacchi mercantili nel Mar Rosso di un gruppo di ribelli yemeniti, navi principalmente dirette verso Israele. Il calo dell’interscambio commerciale mondiale ha ripercussioni pesanti sulle vendite del made in Italy: dall’esame dei dati pubblicati dall’Istat, a novembre il volume dell’export scende del 6,4% rispetto un anno fa e nei primi undici mesi del 2023 il calo è del 4,6%. Secondo il Kiel Institute for the World Economy, a dicembre il volume dei container spediti attraverso il Mar Rosso si è ridotto del 66% rispetto al volume normalmente previsto (media dal 2017 al 2019). Per l’Italia si stima che il valore dell’import-export annuale che transita per il Canale di Suez proveniente dai Paesi del Medio Oriente, dall’Asia, dall’Oceania e dai paesi del Sud-Est dell’Africa nel 2023 (ultimi dodici mesi a settembre) sia pari a 148,1 miliardi di euro.

"L’escalation della crisi in Medio Oriente – sottolinea il presidente di Confartigianato Paolo Figoli – penalizza il sistema del made in Italy e l’approvvigionamento di prodotti essenziali per la trasformazione della manifattura italiana, che passano dai nostri porti, aggravando la frenata del commercio internazionale. Gli effetti della crisi del Mar Rosso, si stanno già sentendo nel porto spezzino, praticamente fermo da inizio anno. Questi problemi, segnalati in anticipo dagli autotrasportatori associati, sommati alla stretta monetaria in corso e alla riattivazione delle regole europee di bilancio, potrebbero avere conseguenze sulla crescita, riducendo la fiducia e la propensione a investire delle imprese e frenando il ciclo espansivo dell’occupazione che nell’ultimo anno ha registrato un aumento di oltre mezzo milione (+551mila) di lavoratori dipendenti a tempo indeterminato. È necessario pensare al più presto ad individuare una strategia a livello locale per aiutare le imprese che operano con il porto spezzino. A livello nazionale servono invece ammortizzatori sociali indispensabili a gestire gli inevitabili problemi economici e sociali".