L’ingegnere del mare. Lezione al Polo Universitario: "Il segreto? La sete di cultura e la voglia di accettare sfide"

Il noto progettista Giovanni Ceccarelli ha incontrato gli studenti dei corsi di ingegneria nautica. Fra le sue esperienze la realizzazione di due imbarcazioni italiane in gara nella America’s Cup.

L’ingegnere del mare. Lezione al Polo Universitario: "Il segreto? La sete di cultura e la voglia di accettare sfide"

L’ingegnere del mare. Lezione al Polo Universitario: "Il segreto? La sete di cultura e la voglia di accettare sfide"

Curiosi, pronti a fare domande, attenti a comprendere i passi da dover compiere per poter arrivare a svolgere, con soddisfazione, la professione dei propri sogni. Con questo spirito, 150 giovani studenti del Polo Universitario hanno condiviso un intenso pomeriggio in compagnia di Giovanni Ceccarelli, noto ingegnere e progettista nautico. Tra i suoi lavori è impossibile non ricordare Mascalzone latino e +39 Challenges, imbarcazioni italiane che hanno partecipato all’America’s Cup nel 2003 e nel 2007, delle quali è stato progettista principale del team. Suo è anche il progetto adottato per la rimozione del relitto della Concordia dall’Isola del Giglio. L’incontro è stato ospitato all’interno dell’insegnamento del professor Giacomo Gori, alla presenza degli studenti dei corsi triennali di ingegneria nautica e di design del prodotto nautico, quest’ultimo coordinato dal professor Mario Ivan Zignego, che ha portato il suo saluto all’evento. Ceccarelli ha coinvolto gli studenti condividendo la sua esperienza di lavoro e regalando ai giovani 5 consigli preziosi per affrontare al meglio il proprio futuro professionale: passione per il proprio lavoro. Una continua sete di cultura, intesa sia come istruzione e come costante apertura verso ciò che ci circonda.

Conoscenza del mare, regola impossibile da derogare per comprendere realmente il lavoro che si sta portando avanti. Una profonda consapevolezza di come arte e scienza, forma e funzione debbano sempre camminare assieme e il coraggio di accettare le sfide, di non uniformarsi, di eccellere, senza dimenticare, la capacità di lavorare in squadra.

Ingegnere quando è nata la sua passione per le imbarcazioni?

"È nata da piccolo. Mentre i miei amici giocavano a calcio o in spiaggia, io sono stato messo su una barchetta piccolina per imparare a navigare. Regatando ho vinto anche diversi campionati italiani. Mio padre (Epaminonda Ceccarelli) è stato uno dei pionieri della progettazione per la nautica da diporto, da lui ho imparato il mestiere. Oggi, mio figlio lavora con me. Siamo alla terza generazione".

Sua è l’idea utilizzata per rimuovere il relitto della Concordia. Ci racconta quell’esperienza?

"Quando successe quella tragedia, iniziai a pensare a quale potesse essere una metodologia per rimuovere e per far rigalleggiare, come prima cosa, la nave. Telefonai, poi, a un imprenditore che lavorava nel mondo della ’oil & gas’, dei lavori marittimi in ambito offshore, era Bortolotti della Micoperi, dicendogli che, secondo me, la sua azienda poteva avere la tecnologia per rimuovere questa nave. Lui mi richiamò e mi disse che avrebbe partecipato ad una gara internazionale, assieme ad un’azienda americana la Titan Salvage. Gli feci vedere alcune idee su un’agendina: una metodologia, non un’invenzione, lo dico sempre, una sintesi di vari concetti che davano una risposta progettuale. Gli americani erano assieme a noi, loro erano specializzati in salvataggi. Iniziarono a provare tante soluzioni che avevano già sperimentato. Però la nave era talmente grande, talmente particolare, ribaltata su un fianco, appoggiata su un costone, che di tutte le ipotesi, alla fine, andò avanti la mia".

Maria Cristina Sabatini