"L’ex cava è da considerare bene culturale" Ultimo affondo contro lo stabilimento vip

Il Gruppo d’intervento giuridico chiede al Comune di Porto Venere gli atti del procedimento, scrive ai ministeri e informa la Procura

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In principio, il suo palesarsi sul territorio comunale di Porto Venere avvenne un anno fa, quando il tema che accendeva gli animi era quello della prospettiva di alienazione di via Colonna - a margine di piazza San Pietro - perseguita dall’amministrazione guidata dal sindaco Matteo Cozzani. I rilievi, in punto di diritto, dell’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico, con sede legale a Cagliari ma orizzonti d’azione in tutta Italia, contribuirono al dietro front del primo cittadino sotto il tiro incrociato dell’opposizione, delle forze ambientaliste e la spada di Damocle della verifica di interesse culturale della Soprintendenza, passaggio non richiesto ma potenzialmente proiettato ad esiti indesiderati per la compatta, fino ad allora, maggioranza consiliare (che in quella sede subì la crepa della fibrillazione della consigliera Giovanna Angelino, poi ’scaricata’ dal sindaco). L’associazione, col suo presidente Stefano Deliperi (di professione funzionario della Corte dei Conti), torna ora in pista sull’onda del nuovo motivo di insofferenza ambientalista per le prospettive aperte nell’area dell’ex cava Carlo Alberto sull’isola Palmaria: la realizzazione di uno stabilimento balneare con abbattimento del rudere ’testimoniale’ e ricostruzione dei volumi per dare forma ad un ristorante, con parallelo filare di cabine e piscine sulla proprietà privata e ’pedana’ sulla linea di costa demaniale. L’associazione, sul punto, carte e vecchie mappe alla mano, torna a cavalcare il tema della memoria come valore identitario inscalfibile. Lo fa con un’istanza al Comune, ai Ministeri della cultura e della transizione ecologica e ai loro organi periferici. Obiettivo: chiedere gli atti e, in parallelo, sostenere la tesi della qualificazione di "bene culturale" dell’ex cava, titolo che, se certificato, comporterebbe l’impossibilità di mettere mano al sito. "In assenza di esplicita dichiarazione di non interesse culturale, appare giuridicamente impossibile un cambio di destinazione d’uso", questa l’argomentazione posta e che si fa interrogativo: la verifica di interesse culturale è stata fatta? Di sicuro la Soprintendenza risulta tra gli enti coinvolti della Conferenza dei servizi (manca la Provincia) chiamata a fornire i pareri al progetto a fronte della richiesta del "permesso di costruire" da parte della società Palmaria Experience. Ma anche le pregresse richieste di accesso agli atti dei vari esploratori del progetto si sono risolte nell’invio dello stesso ma non dei pareri degli enti e della commissione paesistica. Intanto Deliperi ha trasmesso per conoscenza la sua istanza anche alla Procura.

Corrado Ricci