
Nato a Napoli nel 1959, Patrizio Oliva è fra i più noti pugili italiani, uno dei pochi ad aver conquistato l’accoppiata oro olimpico (Mosca 1980) e titolo mondiale (1986). Nel suo palmares da dilettante figurano tre titoli italiani, uno europeo, e la coppa Val Barker, prestigioso premio dato al miglior pugile delle Olimpiadi. Da professionista ha vinto in successione il titolo italiano, europeo (superleggeri e welter) e mondiale superleggeri. In totale ha disputato 160 match, con 155 vittorie e solo 5 sconfitte. Ma come mai sul palco? "Ormai recito da 5 o 6 anni. Lo spettacolo ‘Patrizio vs Oliva’ è tratto dalla mia biografia: non una classica stesura in cui si raccontano marachelle o aneddoti, ma nata per lanciare un messaggio ai giovani. Da sempre mi occupo di sociale, vado nelle carceri minorili e cerco di insegnare la mia storia a quei ragazzi che si lasciano infatuare dalla ricchezza effimera che può dare la criminalità. Quando entri in quel mondo, puoi uscirne solo in due modi: in carcere o al cimitero. Nonostante una persona dalle macerie della vita, può crearsi un futuro". Poi la sua vita. "Vengo da una povertà assoluta, con un padre violento che picchiava mia madre, un fratello più grande anni morto a 15 anni. Nonostante sia stato avvicinato più volte dal mondo della criminalità, l’ho sempre allontanato: se scegli la strada della legalità, non dovrai rendere conto a nessuno. Solo in quel modo fai il percorso della libertà". E ora in teatro a Spezia. "La Liguria è la mia seconda regione, qui ho vissuto la mia carriera professionistica a Bogliasco, per 8 anni. E alla Spezia sono felicissimo di venire: così riparte il teatro, in un periodo che ha messo a dura prova la nostra resistenza". Pugile e attore. "Tante sono le affinità. Quando stavo per salire sul ring ero consapevole che sarei anche potuto morire, come successo ad altri colleghi, ma quando mettevo il piede sopra, le paure scomparivano. E così il timore dietro le quinte di dimenticarsi il copione, incespicare in una battuta, svaniscono all’accendersi dei riflettori sul palco".
Marco Magi