"La damnatio memoriae rischia di cancellare un simbolo di sviluppo"

La ciminiera di Vallegrande a La Spezia è un simbolo della vecchia stagione industriale. Paolo Musetti sostiene che non va cancellata ma preservata come testimonianza di un'evoluzione positiva. Un comitato per lavorare su questa idea potrebbe essere una buona soluzione.

Preservare quel che di positivo può esprimere un simbolo della vecchia stagione industriale, non cancellarlo in toto solo perché evocativo di un passato anche doloroso. Paolo Musetti, già segretario provinciale di Filctem Cgil (oltre che dipendente della centrale) e oggi consulente sindacale, a livello nazionale, per le dismissioni delle centrali di Civitavecchia, Fusina, Brindisi e Sulcis, non si riconosce nella narrazione del sindaco Pierluigi Peracchini sul futuro della vecchia ciminiera. "Il suo – afferma – è un racconto che sembra dettato dalla damnatio memoriae di quello che è stata una esperienza a suo dire tutta da dimenticare. Mi ricorda un po’ i Romani che distruggevano le opere legate a stagioni superate, diventate sgradite da perpetuare. Personalmente non la vedo così. La ciminiera di Vallegrande non evoca solo i disagi e i problemi di salute patiti dagli spezzini all’epoca dei ‘fumi’, è anche la dimostrazione di come gli impianti industriali possono trasformarsi fino a diventare testimonianza di un’evoluzione positiva. Insomma il ricordo deve essere a tutto tondo, perché se è vero la ciminiera e la centrale hanno avuto un forte impatto sul territorio, racchiudono in sé anche un valore, quello dello sviluppo di nuovi modelli industriali, tanto più importanti in un’epoca di transizione ecologica".

Che fare del vecchio camino? "Sono convinto che potrebbe diventare un bellissimo punto di osservazione. E penso anche alla vecchia caldaia della centrale, una struttura in ferro che ha una sua bellezza. Impianti simili altrove sono stati recuperati a testimonianza di un tessuto industriale che si trasforma". Qualche esempio? "Penso al progetto di Renzo Piano che al Porto antico di Genova ha mantenuto integro lo scaricatore. Qui invece si cancella lo scaricatore e al suo posto si mettono le bettoline. Il vero nodo non è ciminiera sì ciminiera no, ma quello della riconversione dell’area. Ecco, dovendo esprimere la mia personalissima opinione, mi iscrivo senza dubbio al partito di chi dice manteniamo il ricordo di quello che la centrale è stata, condividendolo con quanti lì hanno lavorato e contribuito ad avviare il processo di trasformazione. Sono in molti, devo dire, a pensarla così e sarebbe bello dar vita ad un comitato per lavorare su questa idea. Demolire la ciminiera, secondo me, è un lavoro di pura facciata per dire ‘ho risolto un problema’ mentre è un colpo di spugna sul passato".

F.A.