Indenne alla prova di un secolo Dal poeta Cozzani al fisico Tonelli Le glorie del Palazzo degli studi

Tutto pronto per salutare l’anniversario. Il preside del liceo Costa spiega il successo dei classici "La nostra formazione non passerà mai di moda, perché insegna l’approccio metodologico".

Indenne alla prova di un secolo  Dal poeta Cozzani al fisico Tonelli  Le glorie del Palazzo degli studi

Indenne alla prova di un secolo Dal poeta Cozzani al fisico Tonelli Le glorie del Palazzo degli studi

di Franco Antola

Oggi piazza Verdi, e il liceo Costa in particolare, sono il cuore pulsante della formazione scolastica e della vita culturale della città. Eppure a distanza di un secolo c’è chi vagheggia scenari molto diversi. L’idea di una nuova destinazione del palazzo degli studi è venuta per esempio, nell’aprile 2017, dagli industriali edili di Ance, che nel quadro della loro proposta programmatica da sottoporre agli allora candidati alle comunali, individuavano un futuro ricettivo per l’immobile, un albergo a cinque stelle con annesso centro congressi. In pratica, via tutte le scuole dalla piazza e individuazione, come polo alternativo, di un’area nel comprensorio ex Mardichi. Quell’operazione avrebbe oggi ancora un senso, nell’ottica di un più generale intervento di rigenerazione urbana in funzione dello sviluppo turistico della città? Franco Elisei, attuale dirigente scolastico del liceo, che guida ormai da quattro anni, riflette un attimo. Poi, molto diplomaticamente, premette che non spetta a lui entrare nel merito di certe scelte urbanistiche. "Detto questo – chiarisce – sono dell’idea, anche per aver condotto un’ampia ricostruzione storica legata alle celebrazioni del centenario, che ci sono aspetti che rappresentano la storia di Spezia, elementi identitari che caratterizzano la città come pochi altri. Il liceo e piazza Verdi sono tra questi. Credo che le cose debbano restare così come sono, senza distinzioni fra scuole o percorsi di formazione. Del resto gli stessi industriali convenivano che Spezia aveva bisogno, in questa parte della città, di un centro di formazione di eccellenza".

Il liceo Costa si trasferì nell’attuale sede nel 1923 dopo la sua istituzione avvenuta qualche decennio prima, con regio decreto del 1885, per rispondere alla domanda di formazione della nuova classe dirigente in una città che, trainata dalla costruzione dell’Arsenale, sarebbe poi esplosa demograficamente.

Elisei, è ancora pensabile un ruolo come questo per il Costa, in una realtà dove informatica, tecnologia avanzata ed intelligenza artificiale dovrebbero monopolizzare il percorso di formazione delle nuove generazioni?

"La formazione classica è tutt’altro che superata dai tempi. Le radici, l’elemento propulsore di una cultura scolastica, di qualunque tipo, sono legati all’approccio metodologico che di per sé rappresenta un valore aggiunto. Grandi fisici e matematici, menti raffinatissime, si non affermati passando dal liceo di Spezia perché la scuola non offre una formazione settoriale ma si allarga a tutti i campi del sapere, insegna a ragionare e a capire il cambiamento".

Cosa differenzia il Costa di oggi rispetto a quello di 50 anni fa? Greco, latino e filosofia non sembrano più avere lo stesso appeal…

"Non è così. Restano, certo, significative componenti identitarie, ma con esse il liceo offre un approccio della conoscenza ad ampio raggio, si confronta con realtà nuove come i media, insegna a utilizzare la comunicazione in modo consapevole e molto altro. Le generazioni sono diverse ma accomunate dallo stesso criterio di approccio alla conoscenza. Lo dimostrano le tante eccellenze passate dai banchi del Costa, come il fisico Guido Tonelli o Gian Biagio Conte, il grande latinista o, ancora, Ettore Cozzani, fine intellettuale, fondatore dell’Eroica, per non parlare di quanti hanno fatto carriera in grandi giornali".

Rispetto alle altre scuole, soprattutto quelle professionali, che sembrano garantire più concrete opportunità di occupazione, coltivate un qualche rapporto di collaborazione oppure prevale solo un accentuato spirito di concorrenza, della serie à la guerre comme à la guerre?

"Non direi proprio. Ogni indirizzo formativo ha le proprie specificità e una propria destinazione finale. La nostra non è concorrenza ma un tentativo di formare competenze che possono essere spese nel mercato del lavoro. Ecco perché abbiamo ampliato la nostra offerta in campi del tutto nuovi, dalla matematica potenziata alle lingue, dall’accoglienza turistica, che vorremmo sviluppare in un futuro rapporto con l’Autorità di sistema portuale, al volontariato, in collaborazione con le pubbliche assistenze".