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Ictus cerebrale: le donne sono più a rischio

Una su cinque sarà colpita nell’arco della vita. Incidenza inferiore per gli uomini. L’analisi e i consigli del primario della Neurologia spezzina

Il dottor Antonio Mannironi, primario di Neurologia dell’Asl Spezzino

La Spezia, 28 ottobre 2019 -  L’ictus (colpo, dal latino) è un danno cerebrale che si verifica quando l’afflusso di sangue diretto al cervello si interrompe improvvisamente per la rottura (ictus emorragico) o per la chiusura (ictus ischemico) di un’arteria cerebrale, che rappresenta oltre l’80% di tutti i casi di ictus. L’occlusione arteriosa può essere provocata da un trombo (coagulo) che va a bloccare il flusso di sangue al suo interno o da emboli che originano dal cuore o dalle arterie del collo (carotidi). Si parla di ictus emorragico quando il danno cerebrale è provocato da travaso di sangue conseguente a rottura della parete.

L’ictus emorragico intraparenchimale (raccolta di sangue all’interno del tessuto cerebrale) costituisce circa il 20% dei casi, mentre le emorragie subaracnoidee (versamento di sangue negli spazi subaracnoidei) meno del 5% del totale. La causa più frequente delle emorragie intraparenchimali è l’ipertensione arteriosa non controllata. L’emorragia subaracnoidea spontanea è dovuta, nella maggior parte dei casi, alla rottura di un aneurisma intracranico L’ictus costituisce la terza causa di morte dopo le malattie cardiovascolari e le neoplasie e la prima causa di disabilità a livello mondiale, specie negli anziani. Ogni anno circa 15 milioni di persone nel mondo vengono colpite da ictus; i casi sono 140 mila in Italia e 4.500 in Liguria (mediamente 12 casi al giorno).  

Le donne sono più a rischio di ictus rispetto all’uomo: si calcola che 1 donna su 5 avrà un ictus nell’arco della vita, mentre per gli uomini si parla di 1 su 6, in rapporto con la maggiore aspettativa di vita e con una serie di fattori di rischio esclusivi legati al sesso femminile. Gli studi hanno dimostrato come questo rischio risulti più elevato in tre fasi della vita della donna: tra i 20 e i 35 anni (specie se fumatrici, ipertese e che usano estrogeni a elevato dosaggio), in gravidanza-puerperio (stati di ipercoagulabilità), in età peri-menopausale tra i 45 e i 55 anni (specie se fumatrici, ipertese e in terapia sostitutiva ormonale) e dopo gli 85 anni.  

Il 20% degli ictus ischemici si manifesta, in particolare nell’anziano, in corso di aritmie cardiache, in particolare in presenza di fibrillazione atriale cronica o parossistica, che aumenta di 5 volte il rischio di ictus. Nella donna tale aritmia ha una maggiore incidenza rispetto all’uomo, anche in considerazione dell’età media più avanzata. “Il tempo è cervello”: riconoscere precocemente i sintomi di un ictus può ridurre in modo significativo la mortalità e la disabilità di un paziente colpito. La comparsa improvvisa di vertigini, disturbi visivi, confusione mentale, disorientamento, difficoltà a parlare, paralisi di una parte del corpo impongono di contattare al più presto il 112, numero unico dell’emergenza, per consentire il trasporto del paziente al più vicino ospedale, dotato di centro ictus.

“Solo 20 anni fa l’ictus (in inglese stroke) era considerato una patologia praticamente intrattabile”: così inizia un recente editoriale della rivista scientifica Lancet. Ogg è possibile mettere in atto provvedimenti terapeutici (trombolisi endovenosa e/o trombectomia meccanica) in grado di modificare la prognosi della malattia in termini di mortalità e disabilità residua. Tuttavia l’efficacia di queste terapie è tempo-dipendente, devono cioè essere somministrate il più precocemente possibile ed entro un definito intervallo di tempo (4 ore e mezza) dall’insorgenza dei sintomi.  

All’interno della struttura complessa Neurologia di La Spezia è presente un centro ictus con 8 posti letto monitorati, dedicati alle patologie cerebrovascolari acute/subacute, un ambulatorio per le malattie cerebrovascolari e un servizio di diagnostica ecodoppler per lo studio dei vasi cerebro-afferenti. Nel 35% dei pazienti colpiti da ictus, globalmente considerati, residua una disabilità grave. In Italia si registrano circa 1 milione di invalidi a seguito di ictus. La riabilitazione, che deve essere iniziata fin dalle prime fasi di malattia, è fondamentale per il recupero funzionale. La prevenzione primaria ha lo scopo di individuare e controllare i fattori di rischio modificabili (ipertensione arteriosa, ipercolesterolemia, obesità, diabete, fumo e il precoce riscontro di aritmie cardiache). Il mantenimento di un sano stile di vita con alimentazione corretta ed esercizio fisico può ridurre fino al 54% il rischio di ictus nella popolazione generale. La sezione locale di A.L.I.Ce (associazione per la lotta all’ictus cerebrale), ha fornito in questi anni un attivo e prezioso supporto con campagne e iniziative volte alla conoscenza della malattia e con attività di screening sulla popolazione spezzina.  

Antonio Mannironi, direttore della struttura complessa di Neurologia della Spezia © RIPRODUZIONE RISERVATA