
I fratelli Paletti non hanno parlato. Hanno chiesto di poter lavorare
Il colloquio è stato breve. Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, ieri mattina in tribunale davanti al giudice delle indagini preliminari Mario De Bellis, i fratelli milanesi Mirko e Raffaele Paletti, proprietari del Grand Hotel Portovenere e titolari della Filcasa che opera nel settore immobiliare con attività di sviluppo, trading e servizi. Erano gli ultimi ad essere ascoltati nel filone spezzino dell’inchiesta per corruzione condotta dal procuratore capo Antonio Patrono e dal sostituto Elisa Loris e sviluppata dal nucleo di polizia economico e finanziaria della guardia di finanza della Spezia. Sono già comparsi Francesco Fiorino, Giovanni Olcese, Ivan Pitto, Saverio Cecchi, Alessandro Campagna che hanno parlato, mentre Massimo Gianello, Matteo e Filippo Cozzani si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Anche Mirko e Rafafele Paletti, in questa fase degli interrogatori di garanzia, hanno scelto di restare in silenzio. Gli avvocati di fiducia Andrea Corradino e Stefania Farnetani di Milano hanno chiesto e ottenuto che possano recarsi due giorni la settimana al lavoro per curare gli interessi della loro azienda.
Già nei giorni scorsi, i legali erano intervenuti per risolvere un problema legato al sequestro, sempre disposto dal gip, di 28.861 a Raffaele Paletti e 8.267 a Mirko Paletti. Per un errore, era stato bloccato il conto corrente bancario e non la sola somma sequestrata, causando quindi problemi di liquidità. Queste le altre somme sequestrate: 80.288 euro a Matteo Cozzani, 22.185 a Filippo Cozzani, 22.508 a Filippo Beggi, 8.215 a Giovanni Olcese e Ivan Pitto, 10.217 Saverio Cecchi e Alessandro Campagna, 15.791 a Massimo Gianello.
Massimo Benedetti