
Gli ex allievi del Cisita piangono il maestro
Tra i tanti messaggi di cordoglio giunti ieri ai familiari di Eugenio Moretti per l’ultimo saluto in chiesa a Santo Stefano Magra ce n’è uno che testimonia come la memoria sia un elemento chiave del futuro nell’accompagnare chi resta, facendo tesoro delle lezioni di chi va. Le lezioni sono quelle che Eugenio diede ai ragazzi del corso ’Arredatori di interni’ del Cisita avviandoli alla carriera nei cantieri navali per la capacità da loro maturata a modellare il legno. "Quando realizzano chiglie, ordinate, dritti di prua e di poppa o mobili per gli interni, i gesti delle mani non sono solo mossi dalla sapienza trasmessa da Eugenio ma anche dal suo spirito, quello della passione per le barche che ha permeato il suo grande impegno per la formazione dopo la direzione del Cantiere Beconcini" dice il maestro d’ascia Francesco Buttà che, prima di diventare profe del Cisita e collega di cattedra, aveva condiviso con lui (e con Giovanni Baldera e Franco Bertelà) 18 anni di lavoro in cantiere, acquisendo il titolo su sua investitura. Sono decine gli allievi formati da Eugenio. Un insegnamento efficace, praticato con un cruccio, quello indotto dalla mancanza di una norma che preveda l’acquisizione del titolo di maestro d’ascia attraverso corsi professionali in luogo dell’esperienza biennale nei cantieri. "Quella è indispensabile ma un corso ben strutturato, e relazionato coi cantieri, può permettere di dare forma alla sostanza: ci sono ragazzi che escono dal Cisita che possono affrontare tranquillamente l’esame previsto dalla legge", diceva. Vani i pressing sui politici per trovare la via della modifica normativa. Ma nella città-capitale della nautica anche questa lezione di Eugenio continua, al di là della scomparsa...
Corrado Ricci