
Finisce l’incubo per il marito. Assolto dall’accusa di violenza. Potrà riabbracciare il figlioletto
L’accusa di maltrattamenti nei confronti della moglie era molto pesante, aggravata inoltre dalla presenza alle offese, minacce e atteggiamenti violenti anche del loro figlio all’epoca di appena due anni. Ma l’uomo, residente in un Comune di Val di Vara è stato assolto dal giudice Mario De Bellis che ha accolto la ricostruzione della vicenda seguita passo dopo passo dagli avvocati del foro spezzino Orsola Palladino e Pasquale Iodice. La richiesta del pubblico ministero invece era di 4 anni e 8 mesi motivata dal comportamento aggressivo, minaccioso e anche violento denunciato dalla moglie di 30 anni che si era rivolta alle forze dell’ordine. Una querela che poi nel 2022 era stata però ritirata. I difensori dell’imputato di 32 anni hanno ricostruito i rapporti, comunque non certamente semplici e sereni della coppia, acquisendo anche i continui messaggi telefonici intercorsi dal 2019 al 2022 ovvero nel periodo di riferimento delle imputazioni. La coppia oltre a uno scambio abituale di comunicazioni aveva anche trascorso alcune vacanze insieme, anche nel periodo successivo alla denuncia. E anche su questo particolare, non certamente trascurabile, i legali Palladino e Iodice hanno fatto leva in sede dibattimentale. Inoltre era stata ascoltata anche la vicina di casa che nell’interrogatorio aveva confermato di non aver mai notato segni di violenza sulla donna e neppure di aver mai assistito ai loro litigi.
Il rapporto tra i coniugi era sicuramente teso e l’incompatibilità era molto evidente ma il tutto ritenuto sempre limitato alla sfera del litigio senza alcuna prevaricazione fisica. La denuncia presentata dalla donna aveva fatto scattare anche il protocollo di tutela quindi la parte offesa era stata ospitata insieme al bambino in un luogo protetto.
Per due anni l’uomo non ha avuto la possibilità di avere contatti con il figlioletto e soltanto recentemente il Tribunale dei minori ha consentito gli incontri ma soltanto alla presenza di un educatore. Visite programmate un paio di volte a settimana all’interno della struttura distante 200 chilometri dalla residenza del padre. L’aspetto precessuale della vicenda si è dunque concluso in Tribunale anche se adesso dovrà essere ricostruito il rapporto, soprattutto tra il papà e il bambino fortemente segnato dalla lontananza e dalla difficoltà di programmazione dei loro incontri.
Massimo Merluzzi