MATTEO MARCELLO
Cronaca

Il Re Mida dell’atletica azzurra, lo spezzino Mei è sicuro: "A Parigi per fare meglio. La Spezia merita gli Assoluti"

L’Italia domina agli Europei di Roma: molti atleti saranno protagonisti dei campionati italiani. Il presidente della Fidal si candida per un altro mandato e assicura: "Si può ancora crescere"

Il Re Mida dell’atletica azzurra, lo spezzino Mei è sicuro: "A Parigi per fare meglio. La Spezia merita gli Assoluti"

La Spezia, 14 giugno 2024 – L’Italia ha dominato i Campionati europei: prima nel medagliere con 24 medaglie, di cui 11 d’oro. È questa la nazionale di atletica più forte di sempre? Se lo aspettava?

"Si può dire senza dubbio sia così. So, e sapevo, che è una nazionale forte, non sapevo però che potessimo arrivare a tanto, questo risultato va molto oltre quello che pensavamo alla vigilia. Mi aspettavo una quindicina di medaglie, al massimo diciotto, ma i ragazzi come sempre mi hanno sorpreso, sono stati straordinari. Vincere non è mai facile, ripetersi è ancora più difficile, sopratutto in questo sport. Queste sei giornate di Roma per impatto possono valere quanto le cinque medaglie olimpiche di Tokyo".

C’è qualcuno degli azzurri che l’ha impressionata maggiormente?

"Mi sono piaciuti tutti, dal primo all’ultimo: c’è stata una coesione e una compattezza di squadra senza eguali, i ragazzi hanno realizzato quelli che erano i nostri auspici, ovvero di superare il 100% e dare tutto. L’atletica è uno sport difficile, non c’è spazio a interpretazioni, per questo sono ancora più felice per quanto dimostrato dai ragazzi. Questo è solamente l’antipasto di Parigi: il contesto sarà diverso, più difficile, ma noi e i nostri ragazzi andiamo senza paure".

Qual è stata la ricetta che ha trasformato un movimento in affanno, che faticava a raggiungere anche solo le finali dei grandi eventi, levandosi di tanto in tanto qualche soddisfazione, in una potenza mondiale?

"Se un marziano fosse partito dal nostro pianeta a ottobre 2019, all’indomani dei campionati del mondo di Doha, e fosse rientrato questa settimana, penserebbe di essere di fronte a un altro sport. La nazionale si è trasformata perché ha saputo sbarazzarsi delle ansie e delle paure, diventando più sicura dei propri mezzi".

Quanto c’è di Stefano Mei in questa trasformazione?

"Ho instillato nei ragazzi la consapevolezza della loro forza. In questi anni non li ho mai giudicati, ma ho solo detto loro di dare il massimo, in allenamento e in gara: quello che conta è anche il percorso che si fa per arrivare al risultato. Laddove prima c’erano nervosismo e beghe interne, oggi c’è determinazione e tranquillità. Una nazionale compatta, dove non ci sono invidie. Basta vedere Jacobs e Tamberi, il rapporto che si è creato tra questi due grandi atleti. Quell’abbraccio di Tokyo dura ancora oggi".

Multietnica e vincente: qual è il segreto di questa atletica sempre più multiculturale e che oggi, più di altre discipline rappresenta, rappresenta lo specchio della società attuale?

"I ragazzi sono molto migliori degli adulti, che fanno ancora caso alle differenze quando invece di diversità non ce ne sono. In questa squadra non c’è colore, non c’è religione, non ci sono differenze, e i ragazzi si sentono tutti fratelli. Oggi non c’è dubbio che questi ragazzi siano parte integrante di un unico Paese".

Dopo l’Olimpiade di Tokyo c’è stato un vero e proprio boom di praticanti. Eppure ancora oggi l’atletica è sempre meno praticata nelle scuole: secondo lei quali sono i motivi e come si può rimediare?

"È auspicio di tutti che l’atletica possa tornare nelle scuole, ma credo sia difficilmente realizzabile, sia perché è cambiato il paradigma, e cioè che oggi se un ragazzo si sbuccia un ginocchio in palestra c’è il rischio che i genitori portino in tribunale la scuola e il professore, sia per un problema di investimenti. I Giochi della Gioventù sono molto belli, ma se non cambi la cultura e l’atteggiamento della scuola verso lo sport, e viceversa, diventa difficile Si potrebbero fare dei progetti mirati, affidando alle società sportive il compito di entrare nelle scuole".

Poche settimane fa ha presentato la sua candidatura alla presidenza della Fidal per il quadriennio 2025-2028. Sarebbe il suo secondo mandato. Un bilancio del primo? Gli obiettivi del secondo?

"Fare un bilancio oggi che sono appena terminati i Campionati Europei, sarebbe fin troppo facile, anche se in questo caso l’atletica non è uno sport esatto: i contestatori ci saranno anche dopo questo europeo. Il mio obiettivo è di portare avanti quella che è la propria idea di fare atletica, di trasmettere la propria vision: la mia era quella di far tornare l’atletica italiana, di tornare ad essere uno sport vincente, e di creare le premesse affinché le società avessero sempre più aiuto e sostegno dalla Federazione. Credo che questi siano obiettivi ampiamente raggiunti. Oggi siamo la federazione italiana che sostiene maggiormente le società sportive, è questo grazie a un nuovo sistema di valutazione e di premialità, basato sui risultati e sulla meritocrazia, con cui premiamo 150 società con contributi da 40mila a 1500 euro. Si può e si dovrà fare di più, ma questo è un sistema innovativo e che non crea malcontento. In generale, il mio modello potrà piacere o non piacere, ma porta risultati".

Da Roma alla Spezia: che Assoluti saranno?

"Saranno campionati italiani che vedranno la partecipazione di molti atleti che poi fra un mese saranno a Parigi; qualcuno mancherà, ma contiamo di portare tanti campioni di Roma e di Tokyo. Saranno soprattutto campionati belli, e non solo perché il Montagna è uno dei campi più belli d’Italia, soprattutto ora con le torri faro installate grazie all’intervento del Comune, ma anche perché si svolgeranno nel posto più bello del Paese".

Tutta Italia in questi giorni si è appassionata alle imprese degli Azzurri: quanti saranno protagonisti anche alla Spezia?

"Ho parlato con Jacobs, che ha confermato la propria presenza. La maggior parte dei campioni saranno presenti, i campionati italiano fanno parte del calendario di tutti i principali atleti, non so se per alcuni potranno sopraggiungere necessità differenti. Vedremo".

Gli Assoluti nella “sua” città: come li vivrà Stefano Mei?

"Li vivrò da spettatore privilegiato. Sono contento, sia per la mia città, sia perché sarà un riconoscimento per tutto il lavoro fatto dall’Atletica Duferco e per tutto quello che ha fatto il Comune della Spezia per il Montagna".

Quali saranno il valore aggiunto e l’eredità che gli Assoluti lasceranno in dote alla città?

"In tema di legacy degli impianti, rimarrà un campo sportivo rinnovato, con le nuovi torri faro, la riqualificazione del rettilineo del campo di allenamento, la sistemazione delle gradinate e tutta una sere di opere che rimarranno nel tempo. C’è poi una legacy morale, non tangibile ma altrettanto importante: sono convinto che anche grazie a questi Assoluti, molti ragazzi si avvicineranno all’atletica".

Dopo Spezia, le Olimpiadi di Parigi: qual è l’obbiettivo dell’atletica azzurra?

"Sicuramente, cercare di migliorare Tokyo: per quanto possa essere difficile, ci sono comunque tutte le possibilità affinché si realizzi un’altra grande affermazione dell’atletica italiana. Abbiamo le potenzialità per raggiungere dalle sei alle otto medaglie".