E se succedesse qua? "Devono essere rivisti i modelli di prevenzione contro le calamità"

Damiano di Italia Nostra definisce critica la situazione di Vara e Magra "La portata negli anni si è ridotta significativamente per gli apporti degli inerti negli alvei, dopo decenni di estrazioni incontrollate" .

"Una risagomatura controllata con il ristabilimento di un livello equilibrato delle acque non è più rimandabile", mentre "non è più accettabile la realizzazione di nuovi insediamenti civili, industriali e commerciali in prossimità degli alvei". A pochi giorni dalla terribile alluvione che ha travolto l’Emilia Romagna, anche nello Spezzino è tempo di riflessioni.

Dure, quelle sollevate dall’architetto Gianfranco Damiano, di Italia Nostra, che sottolinea come "per la nostra provincia non è più possibile ragionare in termine di esondabilità cinquantennale e duecentennale. I processi innescati dal cambiamento climatico sono evidenti e i modelli di prevenzione e di contenimento delle calamità dovranno essere rivisti a breve, davanti ad una ciclicità sempre più ridotta; è necessario imporre nuovi paradigmi ingegneristici e approcci capaci di coniugarsi con la gestione delle risorse economiche disponibili e soprattutto attuando una responsabile pianificazione territoriale e urbanistica".

Nel mirino del ragionamento di Damiano, il bacino del Magra e il progetto del biodigestore a Saliceti, da realizzare "alla confluenza di due bacini idrografici, Vara e Magra, su fratture della crosta terrestre e sulla falda freatica che fornisce acqua a 160mila abitanti. Quali prevenzioni è possibile immaginare in caso di eventi simili a quanto accaduto in questi giorni nella vicina Romagna? Un’esondazione superiore al metro, che effetti causerebbe? – si chiede Damiano – Lungo l’asta fluviale esistono le vasche o le aree di laminazione sufficienti a contenere ondate di pioggia da 200, 300 millimetri di acqua, abbiamo piani e capacità, non solo previsionali, di effettuare le necessarie manutenzioni, con la consapevolezza dei costi umani e patrimoniali di potenziali emergenze?".

Una situazione, quella del Vara e del Magra, che l’architetto Damiano di Italia Nostra definisce critica. E che dovrebbe indurre a fare approfondite riflessioni e ad adottare misure conseguenti, anche in termini di programmazione di interventi. "La portata negli anni si è ridotta significativamente per gli apporti degli inerti negli alvei, dopo decenni di estrazioni incontrollate – dice Damiano –. Lo scempio ambientale e paesaggistico degli argini a Bocca di Magra sono un ulteriore danno e non può essere questa la risposta auspicabile da parte delle amministrazioni pubbliche".

"Sistema idraulico, risorsa idrica, siccità, incendi, irrigazione agricola, rischio idrogeologico: sono questi gli scenari – aggiunge l’esponente di Italia Nostra – sui quali occorre confrontarsi, ridefinendo i livelli di vulnerabilità del territorio con un’analisi che deve essere aggiornata ed efficace, senza lasciare nulla al caso come purtroppo spesso accade: non possiamo attendere nuovi morti e ulteriori danni da affrontare".