MATTEO MARCELLO
Cronaca

Dragaggi, via alle analisi. I fanghi del porto spezzino nella nuova diga di Genova

L’Autorità portuale ha affidato uno studio di rischio per verificare la fattibilità del piano. Sotto la lente i sedimenti di classe D. Una norma nazionale ne permette il trasferimento.

L’Autorità portuale ha affidato uno studio di rischio per verificare la fattibilità del piano. Sotto la lente i sedimenti di classe D. Una norma nazionale ne permette il trasferimento.

L’Autorità portuale ha affidato uno studio di rischio per verificare la fattibilità del piano. Sotto la lente i sedimenti di classe D. Una norma nazionale ne permette il trasferimento.

Il primo ’segnale’ di un progetto rimasto finora solo sulla carta e nelle dichiarazioni delle autorità è arrivato ieri. Una determina, con tanto di impegno economico di poco superiore ai ventimila euro, per dare corso alle analisi di rischio. Arrivano i passi formali per il dragaggio del terzo bacino e del canale di accesso al porto della Spezia: attività che, in linea con quanto previsto dall’articolo 5 del Decreto legge 153 del 2024 – poi convertito in legge alla fine del dicembre scorso – vedranno i sedimenti provenienti dai fondali spezzini diventare materiale per il riempimento dei cassoni della costruenda nuova diga foranea del porto di Genova. L’Autorità di sistema portuale del Mar ligure orientale ha affidato alla società romana Ramboll Italy il servizio di redazione di analisi di rischio relativamente al conferimento nella diga genovese di sedimenti in classe D provenienti dai dragaggi programmati nei porti della Spezia e di Marina di Carrara. L’importo messo a bilancio è di 22.300 oltre iva. Se l’esito delle verifiche sarà positivo, i sedimenti spezzini potranno raggiungere Genova per essere parte integrante della nuova diga, sulla base di un accordo di programma sul riutilizzo dei sedimenti che dovrà essere sottoscritto tra la struttura commissariale di Genova e gli uffici spezzini. Solo lo scorso febbraio, era invece arrivato l’ok della Regione alla delocalizzazione degli allevamenti di muscoli attualmente posizionati all’interno della diga, secondo l’accordo firmato tra le parti in causa nel 2022 che prevedeva lo spostamento dei vivai dei mitilicoltori all’esterno, e la successiva esecuzione dei dragaggi dei fondali dei bacini portuali e del canale di accesso allo scalo spezzino. Spostamento che, peraltro, non sarebbe stato ancora effettuato. Una soluzione, quella del ’trasferimento’ dei fanghi spezzini a Genova, resa possibile da un emendamento alla legge presentato dalla senatrice Stefania Pucciarelli: un modello che per il presidente di Federagenti, Paolo Pessina, andrebbe esportato in altre realtà. "Dei dragaggi nei porti si discute da anni e i tempi per operazioni vitali per l’attività degli scali marittimi continuano a essere drammaticamente lunghi e oggetto della massima incertezza. Il caso della Spezia può fornire una soluzione immediata ed efficace".

Matteo Marcello