CORRADO RICCI
Cronaca

Disabile dopo il parto, l'Asl 5 condannata a risarcire la ragazzina

L’azienda dovrà al pagare 2,5 milioni di euro alla vittima e ai genitori per danni patrimoniali e morali, diretti e ’riflessi’

Sala parto (foto d’archivio)

La Spezia, 14 agosto 2021 - Giada è una tenera ragazzina di di 16 anni costretta a muoversi sulla sedia a rotelle; non riesce a parlare ma dialoga con gli occhi e con l’unica mano che in grado di muovere. E si fa capire, all’interno di un feeling fatto di amore. Così nella sua famiglia ‘allargata’ e tra i compagni di classe, dai quali è sempre venuta una splendida testimonianza di premure. Quelle che, purtroppo, non ha avuto Giada da parte dei medici nei quali è incappata nei giorni precedenti il parto e nelle more di questo. Affondano in quelle ore dell’aprile del 2005 le ragioni dell’esistenza tribolata della piccola, conseguenza di molteplici errori medici: sottovalutazione della situazione all’epoca del primo accesso al pronto soccorso della Spezia, mancata efficace lettura dei 'tracciati' nelle more del parto avvenuto, in sofferenza, all’ospedale di Sarzana. Risultato: una disabilità indotta, frutto di colpa medica. Questa è stata certificata per via giudiziaria in un lungo e complesso percorso innescato dall’iniziativa legale dei genitori della piccola, assistiti dall’avvocato Bruno Rondanini del foro di Milano.

L’ultimo verdetto – che però non sarà definitivo stante i rilievi della parte privata intenzionata a rilanciare – è quello emesso dalla Corte di appello di Genova prima della pausa feriale. La sentenza – conseguenza dell’impugnazione da parte dell’Asl 5 delle sentenze emesse, su vari profili, dal Tribunale della Spezia – si risolve in un salasso per le casse dell’Azienda sanitaria locale: la condanna è, infatti, quella del pagamento a 2 milioni e 500mila euro in conseguenza del riconoscimento dei danni patrimoniali e morali in capo alla ragazzina e ai suoi genitori. Ma, connesse al verdetto, ci sono due notizie nella notizia, di portata opposta sul piano del conforto ai genitori e della corrispondenza al progress dei bisogni della piccola esposta ad una esistenza complessa.

La prima: i genitori, ottenendo il riconoscimento del cosiddetto danno riflesso, hanno innescato un pronunciamento pilota; in materia di danni da errore da parto che si riflettono sulla complicazioni di vita delle persone chiamate ad assistere chi è vittima dei primi, la prescrizione è di 10 anni. L’Asl 5 riteneva che lo spettro temporale capace di far decadere l’azione fosse di 5 anni e, poiché i genitori avevano agito dopo questo termine dal momento della nascita della piccola, aveva contrastato l’istanza. Ha invece fatto centro l’argomentazione ’estensiva’ sostenuta dall’avvocato Rondanini. Il danno riflesso quantificato in appello ammonta a 780mila euro.

Dall’altra parte, però, l’ammonrare dei danni non patrimoniali riconosciuti alla ragazzina non ha raggiunto la soglia delle aspettative là dove il giudice di appello ha ’tagliato’ del 35 per cento il quantum che invece era stato definito in primo grado alla Spezia (in pratica sono venute meni 780mila euro). La ragione? La nascita prematura della piccola è da considerare, secondo il magistrato, una causa parziale dell’effetto-invalidità, al netto dell’agire tardivo dei medici, già oggetto dei rilievi che hanno portato alla condanna dell’Asl al risarcimento milionario. L’avvocato Bruno Rondanini è intenzionato a impugnare sul punto la sentenza in Cassazione, sostenendo che la circostanza della nascita prematura, se i medici avessero agito con tempestività e rigore professionale, non avrebbe avuto le conseguenze che ha avuto sulla piccola. "Ciò in quanto - dice - il ritardo è stata la causa determinante ed esclusiva del danno neurologico e della sua evoluzione (la probabilità deve essere logica e non statistica, come da tempo si è espressa la Corte di cassazione Sezione III civile).