REDAZIONE LA SPEZIA

Dall’impresa di Sapri alla spedizione dei Mille La ‘Marittima’ e l’anima patriottica lericina

Dei 22 liguri partiti con Pisacane otto arrivavano dal Golfo. Quarantatrè quelli che indossarono la camicia rossa risorgimentale

L’anima di Lerici sono patrioti e naviganti. La Società marittima di mutuo soccorso di Lerici è una società risorgimentale. Fondata nel 1852 da naviganti in funzione anti Savoia con il fine di ritornare all’indipendenza della Liguria, ha poi caldamente sostenuto le battaglie dei patrioti, con armi, finanziamenti e supporto logistico. Bernardo Ratti (nella foto in alto), presidente della storica associazione, traccia un breve riepilogo dei fatti storici risorgimentali in cui Lerici perorò la causa dell’indipendenza talvolta anche con il sacrificio di vite umane. Quasi tutti i fatti risorgimentali infatti hanno visto in qualche modo la partecipazione di lericini e sono molte le targhe che lo commemorano in tutto il paese, dalla spedizione dei mille, all’impresa di Sapri, sino all’inno di Mameli. Lo stesso Giuseppe Garibaldi fu presidente onorario della Marittima: "Furono ben 8 i lericini tra i 22 che partirono da Genova con Pisacane: tutti marittimi, sette capitani ed un nostromo, tra cui quattro soci fondatori della Marittima, che deliberò un contributo finanziario a supporto dei superstiti reclusi in Meridione. Tutti poco più che ventenni, i cinque superstiti vennero liberati dai garibaldini che risalivano lo stivale" spiega Ratti che giustifica tanta accorata partecipazione con la presenza a Lerici del mare.

"Una delle spiegazioni di questa voglia di libertà e di democrazia è proprio questo: il mare, la navigazione, il viaggiare il mondo e apprendere idee nuove e, non ultimo, il fortissimo legame di Lerici con Genova, punto di riferimento delle avanguardie". La tradizione repubblicana di Genova è risaputa. E a inizio ’800 le idee libertarie importate dalla Francia fecero del capoluogo ligure una repubblica democratica, totalmente ostile al regno sabaudo. "Nel 1821 una nota della pubblica sicurezza segnalò al Governo piemontese: "Lerici e i paesi vicini, che abbondano come noto di esponenti pericolosi, amerebbero più volentieri stare sotto alla Repubblica di Genova. Lerici, Santerenzo e Pugliola sono quelli per i quali tenere l’occhio più teso" racconta ancora Ratti a sottolineare lo spirito insurrezionalista della popolazione lericina. "Proprio a Lerici, unica del levante, il 3 Aprile 1849 – continua il presidente della Marittima – la popolazione in rivolta contro i Savoia si impossessò del borgo con l’intenzione di andare a difendere Genova. Tutti gli stemmi dei Savoia furono distrutti, fu costituito un comitato di salute pubblica che decretò la volontà di ritornare a una Repubblica ligure. La rivolta fu repressa nel sangue, Genova presa a cannonate e occupata tra incredibili violenze".

"Primi tra i migliori erano gli uomini di Lerici – scriveva Mazzini– che ricordo con affetto e ammirazione, come ad esempio un tipo mirabile di popolano, Ambrogio Giacopello, che perdè nave e ogni cosa per averci contrabbandato sulle coste liguri duecento fucili". Così Mazzini di Giacopello, capitano e repubblicano, membro della più importante famiglia armatoriale lericina. Mentre Garibaldi a proposito dei lericini nel suo diario si esprimeva in questi termini: "La popolazione di Lerici è la più forte ed energica d’Italia". "Non per nulla la Marittima acquistò fucili e finanziò la spedizione dei Mille, mentre alla stessa spedizione parteciparono 5 lericini Andrea Baracchini, Giuseppe De Biasi, Luigi Andreotti, Onesto Faccini, Gio Batta Monteverde. In totale ben 43 indossarono la camicia rossa nelle varie spedizioni garibaldine" conclude Ratti.

Valeria Antonini