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Cronaca

Da Fossitermi al terzo incarico di Governo

Andrea Orlando neoministro del lavoro e delle politiche sociali. Gli inizi come segretario della Fgci e l’esperienza da assessore

di Franco Antola

SPEZIA

"Felicissimo e commosso, in bocca al lupo!". Probabilmente il primo whatsapp ad arrivare sullo smartphone di Andrea Orlando, neo ministro del Lavoro e delle Politiche sociali del governo Draghi, ieri sera, quando il presidente del consiglio non aveva ancora finito di leggere la lista degli incarichi del nuovo esecutivo, è stato quello del suo luogotenente spezzino Davide Natale, da poco consigliere regionale Pd. Una militanza politica e un’amicizia di ferro la loro, consolidatasi negli anni fra di incontri, riunioni politiche notturne, telefonate interminabili, frequentazioni private. Soprattutto a ridosso del recente voto regionale. "Quando ho sentito il suo nome – confessa Natale – ho avuto la pelle d’oca, quello di ministro nel governo di Draghi è un ruolo delicatissimo, specie in questa fase, ma sono sicuro che saprà affrontare le grandi sfide nel migliore dei modi, lavorando nell’interesse del Paese e del territorio. Non vedo l’ora di collaborare con lui".

Andrea Orlando di amici (ma anche di avversari) ne ha molti. La sua è una carriera politica cominciata in pantaloni corti nel quartiere di Fossitermi, quando a 13 anni si iscrisse alla Fgci (di cui divenne successivamente segretario), per bruciare poi le tappe nella corrente dei miglioristi, sotto l’ala quasi paterna di Aldo Giacché, già sindaco di Spezia e senatore, che lo crebbe un po’ a sua immagine. "Devi studiare e prepararti con scrupolo sempre, di qualunque cosa ti debba occupare", gli ripeteva. E Andrea Orlando crebbe a quella "scuola", tenace, perfezionista, spesso puntiglioso, non solo quando frequentava il liceo scientifico Pacinotti ma anche all’università, alla facoltà di Giurisprudenza di Pisa. E’ lì che è arrivato alle soglie della laurea, ma gli ultimi tre esami li ha saltati, ormai troppo distratto dalla politica e dagli impegni di partito. Prima delle tensioni delle ultime settimane, veniva molto più spesso a Spezia, dove vivono il padre Enzo, ex professore di ginnastica allo scientifico e la mamma Marta, professoressa di Italiano (è stata anche preside), la sorella Silvia e la nipotina, che Andrea adora. Si diceva degli amici. Il gruppo "storico" è quello consolidato fin dai tempi delle elementari: Gianni Pintus, Francesco Mariotti (figlio di Gianfranco, il senatore socialista scomparso nel 1992), Rossano Dell’ Omodarme. E poi "Angelito", Federico Barli, Luca Basile, e Matteo Bianchi (attuale responsabile nazionale del Dipartimento Economia del mare del partito), di cui è stato, assieme a Natale, testimone di nozze. E ancora, Laura Cremolini, Marcello Armani, Cristina Bronzina. Gli interessi di Orlando spaziano dal calcio (in pochi gli hanno perdonato l’"inspiegabile" fede viola) e la musica, soprattutto le canzoni di Claudio Villa e Iva Zanicchi. Un "amore" risaputo, tanto è vero che nel suo circolo Pd di Fossitermi, in occasione delle primarie poi vinte da Renzi, gli organizzarono un’accoglienza scandita dalle note di "Zingara", che lui apprezzò moltissimo, patito com’è del Festival di Sanremo. Da anni ai vertici del partito, di cui oggi è vice segretario, è uno zingarettiano di ferro, dopo aver fatto parte dei Giovani Turchi, nella sinistra del partito.

Prima dei suoi incarichi di governo (ministro dell’Ambiente con Enrico Letta, alla Giustizia nei governi Renzi e Gentiloni), la sua gavetta l’aveva fatta in consiglio comunale a Spezia, dove è stato anche assessore al Turismo e alle Attività produttive e poi all’urbanistica (il Puc attuale è quello che porta la sua firma) oltre a guidare, da segretario, l’allora Federazione dei Ds. Poi il salto a Roma (2003), con Fassino segretario nazionale che lo chiama nel ruolo di vice responsabile dell’organizzazione, come stretto collaboratore di Maurizio Migliavacca,di cui poi prende il posto. Fino alla nascita del Pd, con Veltroni responsabile dell’organizzazione, di cui Orlando divenne portavoce. Con Bersani si occupa anche del Pd di Napoli in veste di commissario, diventa responsabile nazionale Giustizia del partito, trampolino per l’incarico di Guardasigilli, voluto per lui da Giorgio Napolitano. In questa fase della politica nazionale quantomai convulsa, la sua vita è soprattutto a Roma dove vive in un appartamento dall’arredamento spartano, coltivando buone letture (si dice abbia una passione per Conrad), che lascia quando può per rientrare a Spezia. I primi tempi in treno, poi in auto con la scorta, sempre poco ostentata e che, dice lui, ora gli pesa terribilmente. Sono noti i rapporti non proprio idilliaci con Raffalella Paita, deputata renziana, anche se c’è chi ricorda che fu proprio Orlando a volerla come capogruppo in consiglio. Avversari sì, ma con tante battaglie condivise insieme alle spalle.