Da attrazione a problema Palmaria, troppe capre Cresce il gregge sull’isola

L’allarme lanciato dal giornalista De Scalzi: "Devastano orti e recinzioni". L’ultimo intervento per ridurne la presenza risale a oltre dieci anni fa.

Da attrazione a problema  Palmaria, troppe capre  Cresce il gregge sull’isola
Da attrazione a problema Palmaria, troppe capre Cresce il gregge sull’isola

"Altro che Palmaria, questa è la Capraia!". Da buon giornalista – ormai in pensione, precisa -, l’habitué dell’isola Mario De Scalzi ci scherza sopra con un titolo a effetto, segnalando una nuova questione che riguarda l’oasi principale dell’arcipelago spezzino. Mentre il presidente della Regione Toti festeggia sui suoi spazi social il primo tassello della "valorizzazione" di questo paradiso in chiave turistica, la questione da lui messa sul piatto è legata alla sua natura più selvaggia. O meglio, di qualcuno dei suoi inquilini. "Ricorderete certamente le "caprette" dell’isola che tanto hanno fatto parlare negli scorsi anni. Orbene, ne sono rimaste ben poche perché letteralmente soppiantate da….caproni". Non bestiole capaci di attirare simpatia, ma animali "dalla stazza di grossi cinghiali che stanno devastando orti, scortecciando olivi e lecci, funestando vitigni e alberi da frutta, abbattendo reti metalliche e recinzioni".

Non ci sono rimedi che tengano: neanche il filo spinato – osserva De Scalzi – riesce a fermarli e qualcuno ne ha già fatto le spese. "Un mio conoscente è già stato aggredito ma - fortunatamente - non incornato, se l’è cavata con un bel livido sulla coscia, Ma è proprio necessario aspettare l’incidente?" E testimonia, dal suo buen retiro isolano in cui trascorre parte delle vacanze, come il numero abbia passato il livello di guardia, corredandolo con tanto di foto. "Non è raro incontrarne greggi da 30 o 40 bestie che incuranti della presenza degli uomini, trottano e spadroneggiano strade e tratturi dell’isola. Possono farsi davvero pericolosi, ed essendo muniti di corna "notevoli", prima o poi potrebbe avvenire l’irreparabile". Oltre a domandarsi chi li abbia liberati in Palmaria, si chiede come eliminare questa presenza decisamente ingombrante, chiamando in causa Forestali e Asl, da noi interpellati. L’azienda sanitaria ha ribadito di non aver competenza in materia e non aver ricevuto richieste in proposito, mentre i Carabinieri, considerando questi esemplari ormai inselvatichiti, specificano che la palla passa alla Faunistica della Regione e la Asl entrerebbe in gioco per verificare eventuali patologie degli animali catturati, prima di trasferirli presso allevamenti come da prassi. Risale a oltre 10 anni fa l’ultima operazione in Palmaria, dove "periodicamente compaiono specie esterne quali fagiani, allodole, conigli e poi spariscono, come fossero cicli" e resta un alone difficile da digerire. "I caproni – commenta amaro il giornalista - defecano le loro inimitabili "palline" dappertutto e la puzza di escrementi pervade tutta l’isola". Su questo, il venticello dell’isola può metterci una pezza, ma per i caproni, assai meno gestibili degli esemplari femmine, potrebbe rendersi necessario qualcosa di più.

Chiara Tenca