L’area marina protetta del Parco regionale di Porto Venere esiste sulla carta e nella realtà della sua vita marina e sottomarina pulsante. Ma è deficitaria di elementi cardine per l’identificazione e la fruizione in sicurezza e nel rispetto dell’ambiente. Le mareggiate nell’inverno 20192020 si sono portate via due boe di delimitazione dell’oasi blu: quella in prossimità delle bocche di Porto Venere e quella a Sud Est dell’isola del Tino. La Capitaneria di Porto ha sollecitato nella primavera 2020 il Comune di Porto Venere alla ricollocazione. La risposta è stata: "L’ente non dispone delle risorse necessarie. Per ovviare al problema è stato interpellato il Dipartimento-Parchi della Regione Liguria. Occorre reperire 100mila euro" scriveva il 30 luglio di 2 anni fa il geometra Gabriele Benabbi responsabile Lavori pubblici, Protezione Civile e Parco del Comune di Porto Venere. Ad ora l’oasi non dispone ancora delle boe-segnaletiche. Da tempo sono spariti anche i gavitelli per l’ormeggio delle imbarcazioni da diporto (oltre 10 metri) e delle unità dei diving center a supporto delle immersioni e a tutela dei fondali, diversamente scalfibili e scalfiti dalle ancore.
A quando la ricollocazione?
"Non abbiamo soldi..." è il leit motiv del vicesindaco del Comune di Porto Venere.
C.R