Si è concluso ieri l’incidente probatorio nell’inchiesta della procura per il crollo del ponte di Pagliari avvenuto il 12 maggio 2021. L’udienza nell’aula della corte di assise per ospitare in modo confortevole i legali di tutti i 34 indagati, è durata un paio d’ore. Dopo la replica, una settimana fa, dell’ingegner Pierangelo Pistoletti che aveva contestato l’ipotesi del sottodimensionamento dei bulloni delle cerniere, 24 millimetri invece che 27, gli ingegneri Massimo Losa, Renzo Valentini e Andrea Bracciali che hanno stilato la perizia di 123 pagine commissionata dal gip Fabrizio Garofalo, rispondendo alle domande del giudice hanno confermato la loro relazione. Sostenendo che quei bulloni avrebbero dovuto avere una dimensione maggiore. Sottolineando che, in fase di montaggio, i costruttori avrebbero dovuto serrarli bene: questo sarebbe infatti un motivo in più per spiegare il crollo. In pratica i periti hanno confermato anche il difetto di manutenzione.
La perizia dei tre docenti universitari già impegnati nell’inchiesta sul crollo del ponte Morandi di Genova, lascia quindi intendere che ci sarebbero responsabilità sia nella parte progettuale, che in quella gestionale.
All’osservazione sui bulloni dell’ingegner Pistoletti, che aveva richiamato la normativa delle tecniche costruttive americane sulle ’forze parassite’, da considerare non rilevanti se al di sotto del 10 per cento, i periti hanno risposto di non applicare la normativa Usa e comunque il calcolo non era stato fatto a priori in fase di costruzione. Non solo, gli ingegneri Losa, Valentini e Bracciali hanno persino sostenuto che anche con i bulloni più grandi, in assenza di manutenzione come è avvenuto, il ponte di Pagliari sarebbe durato quattro o cinque anni di più, ma poi sarebbe comunque crollato.
Ora che si è concluso l’incidente probatorio, la parola passa al procuratore capo Antonio Patrono e al sostituto Claudia Merlino che a loro volta hanno un consulente, l’ingegner Renato Buratti. Si va verso l’avviso di conclusione indagini per progettisti, esecutori, controllori, gestori dell’opera, vertici dell’Autorità di sistema portuale susseguitesi dal 2010 al maggio 2021, rup e direttore dei lavori, in tutto 34 indagati, che attraverso i loro legali hanno seguito anche nella complessità i temi dell’incidente probatorio. Per almeno la metà di loro, a questo punto, è probabile un proscioglimento.
Alcune figure come il collaudatore e i responsabili delle pompe idrauliche sarebbero già finite ai margini. Non altrettanto dicasi per progettisti, esecutori e enti che hanno avuto la manutenzione ordinaria e straordinaria. Manutenzione che, è emerso, doveva essere effettuata ogni sei mesi e che invece sarebbe risultata assente.
Massimo Benedetti