
Da una parte l’Ambasciata d’Italia di un Paese straniero che chiede al Comune l’annullamento degli atti che hanno portato all’acquisizione della cittadinanza italiana da parte di due ragazzi; dall’altra ill Comune, che quegli atti li ha firmati e che dopo essersi rivolto al tribunale ora chiede lumi a un avvocato per individuare la strada migliore. Nel mezzo, una famiglia il cui futuro rischia di essere più difficile qualora la cittadinanza italiana fosse revocata.
Una vicenda che fa discutere, quella che ha come scenario Follo e che inizia nella primavera di due anni fa. Con due attestazioni sindacali, il Comune della bassa Val di Vara decreta l’acquisizione automatica della cittadinanza italiana da parte di due minorenni, secondo quell’articolo della legge sulla cittadinanza, il 14, che permette ai figli minori del genitore che acquista la cittadinanza italiana di acquisire a loro volta lo stesso status di cittadino italiano. Tutto bene? Nient’affatto, perché dall’ambasciata italiana del paese dal quale proviene la famiglia, cominciano essere recapitate richieste di informazioni e chiarimenti, fino alla corrispondenza finale, che gela Comune e famiglia: nella missiva recapitata all’Ufficio di stato civile del municipio il cancelliere dell’ambasciata d’Italia chiede senza mezzi termini l’annullamento degli atti che hanno portato all’acquisizione della cittadinanza italiana da parte dei minori. Motivo? La carenza dei requisiti previsti dalla legge: l’ambasciata al termine delle proprie verifiche avrebbe accertato che i due minori, pur con residenza nel territorio della bassa Val di Vara, al momento del rilascio della cittadinanza italiana non si sarebbero trovati in Italia ma al contrario sarebbero rimasti nel proprio Paese d’origine, frequentando anche la scuola. Un motivo ostativo che ha spinto l’Ambasciata a chiedere al Comune l’annullamento in autotutela dei provvedimenti. Una richiesta che gli uffici comunali non hanno recepito, avviando al contrario all’inizio dello scorso anno un confronto con il tribunale della Spezia e rimettendo al giudice ogni decisione sull’eventuale annullamento dei due atti di cittadinanza.
Al contrario il tribunale nei mesi scorsi si è espresso dichiarando inammissibile il ricorso ‘dovendo un’eventuale revoca della cittadinanza dei figli essere adottata in esito alla proposizione di un’azione di stato’. Neanche un parere richiesto dagli uffici comunali ad Anusca, l’associazione nazionale degli ufficiali di Stato civile e d’anagrafe, ha dissipato le nubi, e così nei giorni scorsi la giunta guidata da Rita Mazzi ha licenziato un incarico di consulenza e assistenza legale all’avvocato Maria Luisa Zanobini, "con riferimento alla questione inerente l’eventuale annullamento di atti indebitamente formati su base di presupposti errati, con conseguente proposizione di azione di stato davanti al Pm presso il tribunale".
Matteo Marcello