MARCO MAGI
Cronaca

Cinque ’wonder women’. Una vita appesa al soffitto per ridare colore ai sogni

I Sonics protagonisti al Civico con ’Toren’ per l’apertura del Trac Festival. Il direttore artistico Pietrolini spiega la magia di acrobazie e scenografia.

Cinque ’wonder women’. Una vita appesa al soffitto per ridare colore ai sogni

Cinque ’wonder women’. Una vita appesa al soffitto per ridare colore ai sogni

Acrobati, ginnasti e creativi, che coniugano da sempre gesto atletico e arte, forza fisica e leggerezza, danza e acrobazie, creando spettacoli dal forte impatto visivo. I Sonics apriranno domenica, al Teatro Civico alle 21, il ‘Trac Festival’ che poi proseguirà al Pin. Nati nel 2001, disegneranno coreografie, calandosi e interagendo con macchine e attrezzi di scena di propria invenzione, appesi ad autogru, americane o al graticcio di un teatro. Tra le loro nove produzioni attualmente all’attivo, i Sonics – con il loro Creative lab situato a pochi chilometri da Torino – hanno scelto per l’evento spezzino ‘Toren’, uno spettacolo che suggerisce una riflessione: tutta la magia e l’emozione che il colore è in grado di creare, si perdono man mano che l’essere umano diventa adulto. Sul palco si dipana la storia di un uomo che, intrappolato nella sua routine, vive una vita in ‘bianco e nero’, oramai incapace di cogliere le mille e colorate sfumature della realtà.

Come si sviluppa lo spettacolo?

"Le nostre cinque ’Wonder women’ mettono in scena quello che abbiamo ideato negli anni – spiega Alessandro Pietrolini, performer, autore e direttore artistico della compagnia –, con le loro acrobazie, tutto quando amalgamato tra texture, proiezioni su scenografia dinamica ed elastici che si spostano con lo spettacolo, in una vera esperienza visuale".

‘Toren’ nasce attorno al colore bianco. Me lo può spiegare?

"Il concetto della rappresentazione ruota intorno al colore. Ed il bianco è la somma di tutti i colori. Noi, in maniera astratta, scomponiamo questo bianco con il corpo dei performer e lo stupore dato dalle scenografie".

Che differenza c’è sostanzialmente, tra ‘Toren’, ‘Meraviglia’ e ‘Duum’, al di là della dimensione più fruibile anche in teatri più piccoli?

"A livello teatrale siamo tornati un po’ alle origini. Iniziammo con ‘Meraviglia’ nel 2010, poi ogni anno abbiamo realizzato nuove produzioni, sempre raccontando storie. Poi con ‘Duum’, il salto in superficie, narrando dei fratelli Lumière, ma senza parlare di cinema. Tutto frutto della nostra fantasia . E ancora ‘Steam’, il poetico viaggio di cinque personaggi nel più avanzato e tecnologico dirigibile mai costruito. Ora siamo tornati a ‘Toren’, le acrobazie nude e crude, però, con tutta l’esperienza maturata in questi 13 anni".

Quanto è importante la luce nei vostri spettacoli?

"Una componente che si aggiunge, un performer in più in scena. Come si dice, in ambito calcistico, il dodicesimo uomo in campo, parlando dei tifosi allo stadio. Ma la luce, la musica, nulla deve prevaricare sull’altro elemento. Gli effetti speciali, le luci, le acrobazie, tutto viene bilanciato perché nessuno prevalga. Per lo spettatore e per l’economicità dello show. Curiamo tanto, infatti, anche il disegno delle luci, che è molto complesso con timecode al centesimo di secondo".

Siete molto noti. Perché rimane fondamentale partecipare ai festival?

"Un onore esser chiamati in certe situazioni, che sono spesso riferimento per il mercato globale delle forme d’arte. Siamo di ritorno da Timisoara, Capitale europea della cultura 2023, dove abbiamo debuttato in prima mondiale con la nuovissima creazione ‘Wind Rose’ (una macchina scenica a forma di rosa dei venti sospesa tra cielo e terra, ndr). Tante altre grandi manifestazioni ci vedono ospiti. È una fortuna tornarci più e più volte, anche perché da cosa nasce cosa, è una bellissima vetrina. Davanti al nostro palco, anche 25mila spettatori".

Cosa avverte maggiormente il pubblico guardandovi: paura o stupore?

"Ogni persona reagisce in modo differente. Chi si spaventa a vedere l’artista in aria e chi si fa coinvolgere diversamente. Chi ci incontra per la prima, spesso ha dentro un timore: ‘Mio Dio adesso cosa succede?’. Sicuramente l’acrobazia aerea, però, nei teatri, non rappresenta più una novità, non è più così atipico osservarla. Chi entra è più rilassato e può vedere tutte le evoluzioni, godendosi tranquillamente lo spettacolo".