
Fulvio Moscatelli è uno degli ultimi boscaioli rimasti attivi nella Val di Vara
Val di Vara (Spezia), 28 febbraio 2019 - Quelli che fanno il suo lavoro oggi si contano sulle dita di una mano. In provincia, la sua, è ormai un’attività in via di estinzione, almeno intesa come forma esclusiva di sostentamento. L’economia si è trasformata e il business legato al bosco oggi è cambiato radicalmente.
C’era una volta il boscaiolo: è così Fulvio? «Proprio così – sospira dal suo trattore, inerpicato in mezzo a un bosco dell’Alta Val di Vara Fulvio Moscatelli, moglie e un figlio che abitano con lui a Castellaro di Zignago, e tanta passione per la terra – siamo rimasti davvero in pochi. In vallata penso di essere l’unico, anche se altri vanno a tagliare qualche pianta. Ma lo fanno come seconda attività, magari sono agricoltori o vanno a pulire un terreno su richiesta del proprietario. Nel mio caso è diverso. Io mi occupo esclusivamente del taglio delle piante che poi porto sulla strada col trattore e da lì con i miei camion raggiungo gli impianti, le segherie. Che sono tutti fuori regione, la maggior parte in Toscana. Per lo più si tratta di pini, che in segheria diventano tavolati per imballaggi industriali».
Un mercato ristretto, dunque?
«Sicuramente. In Toscana, per fare un esempio, la situazione è molto diversa, ci sono ancora grandi foreste, come in Casentino, e il mercato è ben maggiore, gli investimenti sono notevoli: ci sono abbattitrici che costano centinaia di migliaia di euro. Qui da noi i boschi sono molto più ristretti. Ma non c’è solo questo».
Cioè?
«Le mie difficoltà derivano dal fatto che io sono un artigiano a tutti gli effetti, e come tale pago regolarmente le tasse, oltretutto molto alte. Se fatturo 50mila euro, per dire, 28mila se li prende il fisco. C’è invece chi fa un lavoro come il mio, su scala magari più ridotta, ma figura come piccolo coltivatore, un paravento per pagare meno tasse. Il sistema andrebbe rivisto».
Lei riesce comunque a stare sul mercato.
«Sì, ma è sempre più difficile. Prima avevo anche un dipendente che purtroppo è morto per una una malattia. Trovare manodopera in questo settore, oltretutto, non è facile, anche perché si tratta di un’attività piena di rischi, e non tutti se la sentono. Eppoi ci vuole tanta, tanta passione. Il fatto è che abbiamo poca voce in capitolo proprio perché siamo pochi. Anche se, va detto, la Regione ci è venuta incontro con una normativa che oggi riconosce meglio il nostro lavoro, e ci ha dato maggiori margini di autonomia nelle operazioni di taglio. Sempre, beninteso, che non si distrugga il bosco, che resta una risorsa insostituibile».