REDAZIONE LA SPEZIA

Amianto, 492mila euro agli eredi della vittima

Il giudice del lavoro accoglie il ricorso per il decesso di un carpentiere che aveva operato nel Cantiere navale Inma

L’amianto continua a presentare il conto, così la giustizia a beneficio dei familiari delle vittime. E’ ancora una volta l’avvocato Roberto Quber a centrare una sentenza per il risarcimento degli eredi: riconosciuti 492 mila euro. La storia è quella di un carpentiere alle dipendenze dei Cantieri Navali Inma di Viale San Bartolomeo dal 1976 al 1985 morto per mesiotelioma mesotelioma pleurico il 17 febbraio 2018, a 61 anni di età. Fatali per il decesso le fibre di amianto inalate a bordo delle navi costruite e riparate dall’Inma. Lo ha stabilito il Giudice del lavoro Marco Viani all’esito del processo durato due anni e mezzo, promosso da un ricorso presentato da due figli e dal fratello del lavoratore deceduto, difesi da Quber, contro la Società pubblica Invitalia Partecipazioni di Roma nella quale si fuse, nel 2000, la controllante (pubblica) dell’Inma, Gepi, prima del passaggio di testimone al Gruppo Calderan.

Nel corso del processo, sulla base di numerose testimonianze e di perizie tecnico-ambientali, è emerso come a bordo delle navi Inma i lavoratori abbiano respirato significative quantità di amianto. È anche emerso che l’azienda violò la normativa di prevenzione del rischio amianto almeno fino alla seconda metà degli anni ’80: affollamento eccessivo a bordo di operai che lavoravano contemporaneamente; insufficienza degli impianti di aspirazione; mancato isolamento di quelle zone in cui venivano eseguite attività di coibentazione, durante le quali si sprigionavano le maggiori quantità di amianto contenuto nelle coibentazioni di tubazioni, paratie e impianti di bordo.

Molto duro lo scontro tra l’avvovato Quber e l’avvocato romano che difendeva Inma – Invitalia soprattutto in relazione alla patologia che portò a morte l’ex carpentiere di bordo: mesotelioma, che è sempre causato dall’amianto, diagnosticato dall’Azienda Ospedaliera Pisana o carcinoma polmonare, che ha più cause, tra le quali anche l’amianto, come diagnosticato dall’Asl5 Spezzino?

Il giudice Viani ha nominato come perito del Tribunale un medico di Genova, di esperienza internazionale nel campo delle patologie professionali dell’apparato respiratorio: questi ha smentito l’Asl 5 e dato ragione all’Università di Pisa: sebbene con qualche margine di dubbio, si tratta di mesotelioma pleurico (23 di probabilità). Contro le conclusioni del perito del Giudice ha polemizzato l’avvocato di Inma – Invitalia che ha parlato di conclusioni ideologicamente orientate e ne ha chiesto la nullità, il perito lo ha querelato.

Infine la sentenza: il carpentiere è morto per una patologia oncologica causata da elevate concentrazioni di amianto respirate nei cantieri navali Inma, in assenza di misure proettive sufficienti. Di qui il risarcimento del danno che il giudice Viani ha quantificato in 278mila Euro per il figlio che all’epoca del decesso del papà conviveva con lui, in 176mila Euro per la figlia che viveva con il proprio autonomo nucleo familiare e in 38mila Euro per il fratello. La vicenda non è ancora terminata. L’uomo si sposò in seconde nozze ed ebbe altri due figli, che all’epoca della morte del papà erano minori. Anche loro si sono rivolti all’avvocato Quber che ha promosso una causa identica a quella appena conclusa; è pendente innanzi l’altro giudice del Lavoro Giampiero Panico.

Corrado Ricci