
Colpo di spugna della Corte di assise al testamento pubblicato il 6 ottobre 2015, quello che prese forma il 18 settembre 2015 per mano di Marzia Corini, col sigillo finale della firma del fratello avvocato intontito e le modifiche successivamente apportate il 29 settembre, prima del deposito dal notaio, dopo gli appunti redatti dal legale. E’ l’effetto obbligato della sentenza che in parallelo alle condanne detentive dichiara "indegne alla successione" di Marco Corini la sorella Marzia e la coimputata per falso in testamento, l’ex collega di studio del legale, Giuliana Feliciani. Il testamento del 18 settembre 2015, ricordiamo, era così articolato; assegnava la villa di Ameglia e un milione di euro a Isa, un milione di euro a Marzia Corini, 300mila euro alla madre Georgette Ciompi, 400mila all’avvocato Giuliana Feliciani (poi coimputata per falso in testamento), 200 mila all’ex collega Giovanna Daniele (il cui nome venne poi cancellato dal testo nel quale finì quello di Susanna Cacciatori), 30mila alla colf Stefania Tognoni, 70mila euro dell’Unicef (poi assegnati alla Cacciatori).
Elemento chiave posto a sostegno dalla difesa delle "volontà rispettate" era il contenuto di una registrazione audio nella quale Corini, consapevole della possibilità della madre di impugnare il testamento lesivo della ’legittima’, la implorava di accettarlo. Come andò poi a finire? Che tra Isa e Marzia scoppiò la guerra e che di fronte al rischio della prima di restare a mani vuote in conseguenza della praticabilità legale dell’azione della mamma dell’avvocato, prese forma l’accordo per il quale la fidanzata di Corini ottenne 550mila euro, Marzia un milione di euro, Feliciani 200mila, Cacciatori 135mila, Tognini 30mila mentre il resto del tesoro, villa compresa, finì alla madre Giorgette. Lei poi è morta. E ora Marzia non può ereditare il patrimonio perchè "indegna".
C.R.