Una passeggiata virtuale tra gli scavi archeologici di Luni

Sulla pagina Facebook dell'area. Intanto si sta lavorando per l'allestimento della mostra temporanea dedicata al teatro

L'anfiteatro di Luni che poteva ospitare 7.000 spettatori

L'anfiteatro di Luni che poteva ospitare 7.000 spettatori

Luni, 20 aprile 2020 – In tempo di Coronavirus, l’area archeologica dell’antica città di Luna, che comprende il Museo archeologico nazionale, è visitabile sulla pagina Facebook @museoarcheologicoluni. Esso costituisce il principale complesso archeologico di età classica della Liguria. La passeggiata per Luni comincia su una strada, dai resti del tratto sud del cardine massimo, la via principale che andava da nord a sud della città.

“La rete stradale delle città romane – spiegano - era formata da vie disposte in modo perpendicolare tra loro, i cardini (da nord a sud) e i decumani (da est a ovest)”. Questa via in origine era lunga 250 metri e larga quasi 8 metri e rivestita in lastroni di pietra (basoli, oggi conservati solo in parte). “La mancanza delle lastre ci consente di vedere i resti del canale che scorreva sotto la strada: si tratta della 'cloaca maxima', una canalizzazione che raccoglieva gli scarichi e li riversava in mare”. La passeggiata a Luna non può non fare tappa al decumano massimo, la strada principale che attraversa la città in senso est-ovest. “Gli scavi archeologici hanno riportato alla luce il tratto che taglia l'area pubblica centrale separando la piazza del foro a sud dal tempio capitolino a nord. Il suo tracciato è stato realizzato all'epoca della fondazione della colonia con basoli delle Dolomiti, ma poi ha subito vari interventi nel corso del tempo”. Al di sopra del decumano originario gli archeologi hanno rinvenuto una serie di piani stradali successivi, realizzati con tecniche e materiali più semplici, che accompagnano le varie fasi di vita della città fino al suo abbandono in epoca medievale. Poi, il 'pezzo forte', l''anfiteatro, costruito in età imperiale all'esterno delle mura, a nord-est della città.

“L'arena era destinata ad ospitare i 'munera gladiatoria' (combattimenti sanguinari tra uomini armati di gladio, un particolare tipo di spada) e le 'venationes' (cacce alle fiere)”. Di forma ellittica, poteva ospitare circa 7.000 spettatori. “Per essendo uno dei monumenti meglio conservati, ne rimane una visione parziale perché sono andati perduti i due piani superiori e i rivestimenti in marmo pregiato”. Intanto, si sta lavorando per l'allestimento della mostra temporanea dedicata al teatro di Luni, che racconterà i risultati e le scoperte realizzati in settant'anni di scavi archeologici dedicati a quella struttura. “A breve sarà pubblicato anche il volume con lo studio approfondito del monumento. Pochi mesi fa sono terminati i lavori di un lungo restauro conservativo e ora il teatro ci aspetta per raccontarci la sua lunga storia!”.

Marco Magi