
di Andrea Fabbri
Al grido ’La gente come non noi non molla mai’ e sotto le insegne con scritte del tipo ’Quando l’ingiustizia diventa legge, la Resistenza diventa dovere’, un centinaio di grossetani ieri pomeriggio dopo le 16.30 si è ritrovato in piazza San Francesco per l’ormai consueta manifestazione ’No Green Pass’ del sabato. Stavolta la partecipazione è stata più esigua del solito. In proporzione erano di più i rappresentanti delle Forze dell’ordine che hanno presidiato la piazza in tutti i suoi punti accessibili.
È stata una manifestazione pacifica, anche se determinata nei contenuti. Tra le persone che hanno preso la parola, pure l’avvocato Luca Montemaggi. Il quale ha ripercorso gli elementi giuridici alla base della protesta, cominciando dalla netta separazione dei piani di discussione: quello del vaccino da una parte e quello del green pass dall’altra. "La piazza – ha detto in sostanza Montemaggi – ribadisce solo il proprio sacrosanto diritto di scegliere liberamente e non è possibile che questa scelta debba essere condizionata alla limitazione delle libertà fondamentali e del diritto al lavoro soprattutto". Montemaggi ha dipinto uno scenario futurista inquietante. "Dentro al Qr-Code che oggi ci dice se possiamo o non possiamo sederci al ristorante attraverso un’informazione sanitaria in esso contenuta – ha sostenuto l’avvocato – molto presto finiranno anche altre informazioni relative alla nostra identità digitale e non solo. Il green pass è uno strumento di controllo e condizionamento della nostra vita. Non mi stupirei se inserissero informazioni relative anche alle nostre abitudini ambientali, visto che adesso si parla tanto di conversione green. ’Hai la macchina Euro4? E allora il pass diventa rosso e non puoi circolare’: è un esempio di quello che potrebbe accadere".
Toccante la testimonianza di un’infermiera del Misericordia, adesso sospesa dal servizio. "Ho iniziato a fare questo lavoro a 21 anni – ha detto –. Ho aiutato tantissime persone con le difficoltà più diverse; e quando aiuti qualcuno oltre a fare qualcosa per loro ricevi anche tanto in termini di emozioni e relazioni umane. Adesso, dopo 30 anni di servizio, in un solo minuto è volato via tutto perché non mi sono piegata al ricatto di un vaccino sperimentale. Non mi è stata data scelta". "Rivendico con tutte le mie forze – ha detto l’infermiera il diritto di decidere io come vivere la mia esistenza, cosa assumere e cosa non assumere nel mio corpo, per il mio benessere. Per questa rivendicazione sono stata sospesa. Secondo loro (le autorità sanitarie, ndr) non sono più un’infermiera. Io, invece, mi ci sento ancora in maniera totale e non saranno loro a portarmi via l’amore per il mio lavoro e ciò che i pazienti mi hanno dato in tutti questi anni. Non ho ceduto al loro ricatto e non cederò mai, sebbene questa sospensione da un punto di vista personale è molto pesante. Ma cedere al ricatto non sarebbe giusto, né utile".