MARIA VITTORIA GAVIANO
Cronaca

Trecento giovani in piazza. La manifestazione degli studenti contro la violenza sulle donne

Successo per l’iniziativa promossa dai ragazzi, che dalle loro scuole, con un corteo, sono arrivati fino in piazza Dante. Tra gli interventi anche quello del sindaco Vivarelli Colonna.

Trecento giovani in piazza. La manifestazione degli studenti contro la violenza sulle donne

Trecento giovani in piazza. La manifestazione degli studenti contro la violenza sulle donne

Per le donne, per chi di loro non c’è più, per chi non riesce ad uscire da un tunnel buio, e per chi invece ha trovato il coraggio di scappare da chi voleva tarparle le ali. Circa 300 studenti, ieri mattina, si sono dati appuntamento alle 8 fuori dalle rispettive scuole per manifestare contro il femminicidio in occasione della Giornata contro la violenza sulle donne. Il corteo di giovani studenti, partito dalla Cittadella dello studente è arrivato fino a piazza Dante. Tantissimi cartelloni e un megafono per dare voce a chi vuole dire basta alla violenza di genere.

Tra i ragazzi è arrivato il sindaco Antonfrancesco Vivarelli Colonna, che ha accettato molto volentieri l’invito dei ragazzi. "Sono dalla parte delle donne, dei giovani, della verità, della giustizia, della lealtà e della trasparenza – ha esordito –. Imparate ad essere critici,a riconoscere la verità. La legge 194 è per la vita non per la morte. I giovani devono sapere che non saranno mai soli. La violenza va fermata introducendo anche pene più severe per coloro che si macchiano di un crimine. Serve non sottovalutare i ‘comportamenti spia’ come lo stalking, le violenze psicologiche. Non smettette mai di credere che cambiare sia possibile. Un uomo non colpisce mai una donna, se lo fa non è un uomo. Infine – ha concluso – una piazza così è sinonimo di civiltà". E poi c’erano loro i ragazzi, i grandi protagonisti della piazza. "L’omicidio di Giulia Cecchettin è la goccia che ha fatto traboccare il vaso è il momento di dire basta – afferma Martina Veronesi dell’istituto superiore Rosmini indirizzo scienze umane – sono soddisfatta della partecipazione che c’è stata oggi, abbiamo organizzato la manifestazione martedì e c’è stata una grande risposta dagli studenti". "Abbiamo saltato scuola per incentivare la manifestazione, il caso di Giulia ci ha fatto aprire una finestra – afferma Ismene Bettiol dell’istituto Rosmini – purtroppo è una tematica che a scuola non è stata presa molto in considerazione. Ci sembrava giusto scendere in piazza tutti insieme".

"L’idea di venire in piazza è partita fra i banchi di scuola interrogandoci fra noi e decidendo di dare voce a chi non la può più avere – dice Ginevra Bonsanti dell’istituto Rosmini – sono emozionata nel vedere i miei coetanei con il desiderio nel cuore di dare una speranza a chi non riesce a parlare, e ad esprimere quello che ha vissuto. Siamo la dimostrazione nella nostra città che i ragazzi posso fare qualcosa, lasciando un segno. Vedere i ragazzi non entrare in classe e manifestare è stata un’emozione immensa". Tra slogan, come "Donna viva libertà", "Giù le mani dalle donne", "L’uomo violento non è malato è figlio del patriarcato", ci sono stati interventi dove la rabbia ha spesso lasciato il posto all’emozione.