
Salpare da Porto Santo Stefano, per andare a vivere un’emozionante avventura sulla scia dei grandi cetacei che abitano il nostro mare. Un’iniziativa lanciata dal Wwf, che dagli incontri in diretta su facebook sulla pagina ‘Aperipelagos’ (il prossimo è lunedì alle 19) passa all’azione, con ‘Le vele del Panda’, che dall’Argentario prenderanno il mare aperto da domenica 5 luglio per ogni domenica successiva. Tutto questo, nell’attesa che al Casale di Giannella, a Orbetello, possa aprire il centro polifunzionale, che farà da punto di riferimento per le attività svolte nel Santuario Pelagos.
Pronti a prendere il largo, quindi, per quella che dal Wwf definiscono "un’esperienza reale di citizen science, ma soprattutto di ricerca sui protagonisti del nostro mare, i cetacei".
Progetto nato in collaborazione con Wwf Travel all’interno della campagna GenerAzioneMare e finalizzato a "creare una nuova community di velisti, diportisti, circoli velici, circoli nautici, che sottoscrivono l’impegno a osservare buone pratiche in navigazione e a realizzare attività concrete in difesa dell’habitat marino e di sensibilizzazione del pubblico". Monte Argentario è una delle porte del Santuario Pelagos, ed è da qui che partiranno le crociere di ricerca. A bordo del veliero Mahayana, lungo diciotto metri e interamente in legno, che è stato nominato ambasciatore de ‘Le vele del Panda’ e messo a disposizione di cittadini, ricercatori e studenti per campagne di ricerca e sensibilizzazione per la tutela del Mare Nostrum. I partecipanti saranno guidati e accompagnati da ricercatori professionisti: 17 guide di whale watching (avvistamento balene). La rotta prevista si snoda dalla Toscana alla Corsica, dalla Liguria alla Sardegna, veleggiando alla ricerca dei giganti del mare. L’area di studio è il Santuario Pelagos, area marina protetta di 87.500 chilometri quadrati condivisa tra Italia, Francia e Principato di Monaco, fondamentale poiché ospita stabilmente 12 specie di cetacei tra balenottere comuni, capodogli, globicefali, zifi, delfini, stenelle e tursiopi. "Si tratta della più alta concentrazione tra tutti i mari italiani – spiegano dal Wwf – e, con ogni probabilità, è anche l’area faunisticamente più ricca dell’intero Mediterraneo". Le minacce maggiori sono ovviamente quelle causate dall’uomo: plastica, traffico nautico, rischio collisioni o di impatto con le reti fantasma, ovvero quelle abbandonate che restano un pericolo vagante per le specie marine.