REDAZIONE GROSSETO

Rifiuti radioattivi a Scarlino: «Qui un crocevia di materiali pericolosi»

Il presidente del comitato «No all’inceneritore» Mario Monciatti commenta con durezza la notizia delle ecoballe ad alto contenuto radioattivo: «Il rischio è altissimo, la politica se ne renda conto»

L’inceneritore di Scarlino ancora al centro delle polemiche nonostante sia spento

Scarlino (Grosseto), 15 febbraio 2015 - L’ennesima inchiesta che scuote la “Terra dei Fuochi” maremmana ha alzato immediatamente l’asticella dell’attenzione sulla piana di Scarlino. Sconquassata in questi ultimi mesi da ennesime conferme che nella piana follonichese, evidentemente, c’è qualcosa che non va. E’ ormai la storia che lo dice. Dalla fine degli anni ’60 in poi, infatti, le richieste di chiarimenti su quello che potrebbe essere celato sotto qualche metro di terra al Casone, sono sempre cadute nel vuoto. Dopo lo stop all’inceneritore di Scarlino (per la seconda volta in due anni) effettuato dai giudici del Consiglio di Stato ha aperto un altro squarcio che abbraccia, da una parte la tutela della salute pubblica e dall’altra il rischio lavorativo di un indotto che rischia di essere messo in ginocchio se i forni di Scarlino Energia non dovessero ripartire al più presto. Con le presunte emissioni radioattive che arrivano dallo stabilimento della Huntsmann Tioxide e con le balle compattate di rifiuti che emettono lo stesso radioattività, quindi, la preoccupazione sale e parecchio per chi ormai è certo di vivere a due passi da una pentola a pressione chimica.

“Sono anni ormai che denunciamo agli organi competenti la pericolosità e l’insostenibilità di un’area industriale mal pianificata e soprattutto mal gestita – inizia Mario Monciatti, presidente del comitato ‘No all’inceneritore’ -. Evidente l’idea di una lobby politico-economica è troppo superiore alla salvaguardia della salute pubblica”. Monciatti parte da lontano: “Quando venne alla luce l’inchiesta sull’Agrideco (la Golden Rubbish, ndr) si scoprì che tonnellate di rifiuti tossici erano transitati nel nostro territorio – prosegue Monciatti – si intuì che la piana di Scarlino era uno dei centri principali in Italia dove si smaltivano rifiuti tossici. La zona, in questo ultimo periodo, è stata al centro di episodi preoccupanti. Che vanno dalle emissioni radioattive accertate provenienti dalle tele autofiltranti di Moore, fino alle emissioni di diossina, alle falde inquinate, al canale Solmine. E senza contare questo ultimo episodio delle balle radioattive”. Poi prosegue: “Il rischio è alto, soprattutto se la pianificazione politica non terrà conto che questo è un territorio ormai sovraccarico. E il rischio di inquinare dove ormai è già tutto inquinato può diventare pericolosissimo”. Monciatti va oltre: “Purtroppo sappiamo benissimo che l’idea di fondo è quella di un interesse politico-economico gigantesco. Soprattutto intorno ai rifiuti. Dobbiamo quindi pensare a dare più certezze ai lavoratori, ma anche mettere al primo posto la salute rispettando la legge. Il non rispetto di questi anni alle normative sull’inquinamento – conclude il presidente del comitato – è stato alla base della pianificazione industriale. Dopo quest’ultima inchiesta bisogna invertire questo trend pericoloso. Altrimenti rischia di essere davvero troppo tardi”.

di Matteo Alfieri