Ragazza scomparsa e ritrovata. L’inferno di Elena: 'Picchiata a calci e pugni'

L’avvocato Risaliti: "La ragazza ha detto di aver subito violenze fisiche. L’hanno anche legata. Non è stato un allontanamento volontario"

Polizia in una foto di repertorio

Polizia in una foto di repertorio

Grosseto, 8 ottobre 2020 - Picchiata con calci, schiaffi e pugni. E poi anche legata. Sarebbero state queste le giornate di Elena, la ragazza di diciassette anni scomparsa per due mesi e ritrovata, grazie ad un blitz della famiglia insieme alla Polizia, in un appartamento in via Saturnia. In quella casa, dunque, un inferno. Che la giovane avrebbe vissuto in attesa che qualcuno la liberasse.

E’ stata lei a raccontare queste cose alla Polizia durante il primo interrogatorio a cui è stata sottoposta proprio ieri. A darne notizia è il suo avvocato, Alessandro Risaliti. Il legale che circa un mese fa, su input della madre, presentò alla Procura di Grosseto un esposto anonimo per sequestro di persona. Circostanza questa che, alla luce degli ultimi eventi, si è rivelata esatta. Almeno per quello che ha raccontato la ragazza.

"Non si è trattato di un allontamento volontario – ha iniziato il legale – La ragazza ha detto di aver subito costrizioni fisiche anche pesanti e violenze. Ha detto di essere stata picchiata più volte con calci, pugni e schiaffi. E anche legata". Il legale si ferma qui, anche perché tutto il resto è coperto da segreto istruttorio. Sono infatti comunque molte le cose ancora da chiarire. "Che lei fosse segregata, come ha detto la madre, in quell’appartamento mi sembra chiaro – aggiunge Risaliti –. La veridicità del racconto è assodata anche se per il resto saranno le forze dell’ordine a valutare tutte le sfaccettature della vicenda".

La ragazza, naturalmente frastornata, ha rivissuto, tramite la madre e il padre, anche tutti gli attimi della sua liberazione. "Complessivamente le sue condizioni sono accettabili – ha detto Risaliti – e il momento della liberazione è stato commovente. Sicuramente quello che è accaduto lì dentro deve essere accertato bene, prima di trarre qualsiasi tipo di conclusione". Legata e picchiata, dunque, da un gruppo di giovanii rumeni. Che stavano in quell’appartamento? Interrogativo ancora senza risposta. Come quello, ancora più strano, sulla stanza della presunta detenzione di Elena. La ragazza è stata sempre in quell’appartamento di via Saturnia oppure, soprattutto nei primi giorni, ha dormito altrove? Elena infatti, la sera del 7 di agosto, prima di cena indossò un vestito da sera, un paio di scarpe da ginnastica bianche e, senza telefonino e soldi, lasciò la sua casa di via Lombardia, dove vive da sempre con la sua famiglia. Difficile immaginare che, in quella circostanza, non lo fece per "sparire per un po’", come effettivamente fece qualche anno prima quando litigò con la mamma. Un allontanamento che durò una notte soltanto, comunque. La Procura, grazie alle indagini portate avanti dal Pm Salvatore Ferraro, stanno rivalutando tutta la situazione generale e a tutt’oggi non hanno emesso alcun dispositivo nei confronti del gruppo di persone (almeno tre) che hanno abitato con Elena in questi due mesi. O almeno hanno fatto in modo che lei non venisse a contatto con altre persone. Matteo Alfieri