Quando perdi la memoria strada facendo

Il buco autostradale tra Livorno e Civitavecchia persiste da 56 anni, con 15 Legislature e 46 Governi che si sono succeduti senza risolvere il problema. La politica sembra ignorare il peso di questa lunga negligenza, mentre i cittadini continuano a pagare il prezzo.

Luca

Mantiglioni

Il 21 ottobre 1968 poteva segnare l’inizio di un percorso importante, quello che doveva colmare il buco autostradale di 242 chilometri fra Livorno e Civitavecchia. Quel giorno, a Grosseto, vennero firmati gli atti costitutivi della Sat, la Società Autostrada Tirrenica. Il 21 ottobre 1968 a capo del Governo c’era Giovanni Leone, ministro dei Trasporti era Oscar Luigi Scalfaro. Roba da archeologia politica. Come siano andate le cose lo sappiamo.

Il buco esiste ancora e fa rabbia, ma fanno ancora più rabbia certi buchi di memoria che non sai se attribuire all’età della vicenda (che si avvia verso i 56 anni) oppure a quella specie di "alzheimer politico" che, a differenza di quello tradizionale, deve essere però contagioso. Allora, per rinfrescare la memoria alla politica, ci siamo presi la briga di riscostruire la storia dell’Aurelia attraverso Legislature e Governi che si sono passati il testimone dal 1968 ad oggi. Sono 15 Legislature e 46 Governi. Di tutti i tipi: centro, centrosinistra, centrodestra, monocolore, quadripartito, pentapartito, tecnici e "mischioni" multicolor. Ciascuno avrebbe potuto fare qualcosa e non l’ha fatto. Per questo appaiono sempre più stucchevoli le prediche politiche. Quelle del centrosinistra (che ha guidato la maggior parte dei governi) e quelle del centrodestra (che comunque di governi ne ha pilotati e che adesso si è chiuso in un silenzio imbarazzante).

Nessuno, evidentemente, si preoccupa del fatto che i cittadini si sentono presi in giro da 56 anni. Nessuno, evidentemente, si sente responsabile almeno per la propria quota parte di questo bluff. Nessuno, evidentemente, ne sente il peso politico. Tutti pronti solo a passare il cerino nelle mani del responsabile di turno, nessuno disposto a farsi un esame di coscienza storica. Il cerino resta acceso, come le lampade votive delle persone che sull’Aurelia hanno perso la vita. Se non sentite il peso politico, provate almeno ad immaginare il peso di queste croci.