REDAZIONE GROSSETO

Quando Garibaldi venne a Talamone

Il generale lodò i maremmani e rammentò che gli avevano salvato la vita. .

Garibaldi ritornò in Maremma nel 1860 con la spedizione dei Mille. Le due navi di volontari garibaldini sostarono a Talamone dal 7 al 9 maggio per rifornirsi di armi, munizioni e vettovaglie. Dalle testimonianze dell’epoca sappiamo che gli abitanti del borgo toscano non toccavano le tre centinaia e la malaria rendeva quel luogo inospitale. Giuseppe Bandi, fondatore a Livorno nel 1877 de "Il Telegrafo", racconta che durante un pranzo modesto nell’unica osteria del posto, dove due ‘ostesse’ cucinarono una minestra di riso con qualche fetta di prosciutto e un bel cavolo, Garibaldi lodò i maremmani e rammentò che nel 1849, mentre fuggiva dai tedeschi, gli avevano salvato la vita, guidandolo verso il mare, sulla spiaggia di Cala Martina a Scarlino, dove s’imbarcò su un peschereccio spezzino. Garibaldi il giorno dopo visitò il Castello, Porto Santo Stefano e riuscì a raccogliere armi, schioppacci, sciabole, trombe ed altre ferravecchie. La storia garibaldina a Talamone finì il 9 maggio. L’operazione Sicilia era segreta ma la voce si era sparsa e creò entusiasmo tra la popolazione, la cui volontà di seguire Garibaldi spiega la volontà degli italiani nel 1860 di fare il Paese unito.