REDAZIONE GROSSETO

Prostituzione, droga e "matrimoni"

Fra le accuse mosse alla donna titolare del bar sequestrato a Follonica anche quella di unioni combinate

Non solo favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione e spaccio di sostanze stupefacenti, ma anche l’organizzazione di un matrimonio combinato per far ottenere il permesso di soggiorno ad un uomo di nazionalità marocchina dietro ad un compenso complessivo si 20mila euro: 5mila destinati ad Aziza Essat, il resto alla donna che si era prestata al finto matrimonio con rito civile (che, fra l’altro, sempre stando alla ricostruzione fatta in sede di indagine, era una di quelle che si prostituiva negli immobili messi a disposizione dalla Essat).

Insomma, l’attività imprenditoriale illecita dei coniugi Azisa Essat e Nicola Bergamini si muoveva su più fronti e consentiva di avere redditi – per quanto ricostruito durante le indagini portate avanti dalla Guardia di finanza e dai Carabinieri – ben più alti rispetto a quelli ufficiali e derivanti dall’attività del Bar Senzuno, adesso posto sotto sequestro al pari di due immobili e dei conti correnti riconducibili ai coniugi per un valore di circa 400mila euro.

Il matrimonio finito all’interno dell’inchiesta risale all’ottobre 2020 ed è stato celebrato nel Comune di Follonica, quando di fronte all’Ufficiale giudiziario si sono presentati un uomo di nazionalità marocchina e una donna italiana, con la Essat nel "ruolo" di testimone. Un matrimonio fasullo per i quale sono stati denunciati tutti e tre.

La richiesta avanzata di sequestro preventivo (accettata dal Gip Marco Mezzaluna) si basa comunque su una capillare ricostruzione da parte della Guardia di finanza dei proventi derivanti dalle contestate attività illecite commesse tra gli anni 2016 e 2020 che avrebbero consentito alla Essat e a Bergamini di incassare oltre 410mila euro, oltre agli 88mila dichiarati al Fisco in quanto proventi dall’attività commerciale del bar follonichese. Tutto il movimento dei fondi in nero, invece, è stato tracciato dai finanzieri che hanno intercettato conti correnti e carte prepagate dei coniugi nei quali confluivano i soldi delle attività illegali. A rafforzare la tesi accusatoria c’è anche l’acquisto di due immobili a Follonica, uno al costo di 142mila euro (per il pagamento del quale era stato stipulato comunque un mutuo, l’altro attraverso un’asta giudiziaria del Tribunale di Grosseto (al prezzo di 231mila euro) e pagato con assegni bancari senza che risulti la presenza di mutui.

Disponibilità sospette (così come peraltro era sospetto il mutuo acceso nel primo caso nonostante i due avessero grande linquidità nei conti correnti).