
Polo chimico, nubi nere Effetto Venator sulla Nuova Solmine
Si addensano nubi sempre più nere sulla piana industriale del Casone. Dopo l’imminente stop alla produzione di Venator, che ha annunciato il blocco produttivo a partire da giugno, anche le aziende "collegate", ovvero quelle che in qualche modo fanno parte dell’indotto lavorativo della multinazionale chimica, si stanno guardando intorno per decidere se andare avanti oppure no. Questa volta tocca alla Nuova Solmine, l’azienda chimica che si trova a due passi dalla Venator e che la rifornisce interamente di acido solforico, ad annunciare un passo indietro davvero molto preoccupante. La direzione dello stabilimento di Scarlino, la Rsu e Rls della Nuova Solmine infatti si sono incontrati per esaminare la situazione che si è determinata a seguito della crisi di Venator, che ha annunciato la fermata degli impianti produttivi almeno fino a fine anno. Problematica questa che mette al rischio il lavoro di migliaia di famiglie. Fermata che, per il momento, non è ancora sicura ma che potrebbe essere proseguita nel caso in cui non vengano concesse le debite autorizzazioni ai vari progetti di stoccaggio dei rifiuti generati, ovvero i gessi rossi. "La decisione di interrompere la fabbricazione di biossido di titanio condiziona inevitabilmente la politica di Nuova Solmine, in quanto fornisce a Venator, in regime di marcia regolare, circa il 30% della sua capacità produttiva – si legge nella nota della Nuova Solmine –. A questo stato di cose si va ad aggiungere l’attuale situazione di mercato, caratterizzata da una flessione globale della domanda di acido solforico, che determina notevoli difficoltà per il collocamento di simili quantitativi". Secondo Nuova Solmine, "avendo i propri stoccaggi pieni, la società ha dovuto ridurre i propri ritmi produttivi, attuando contestualmente un inevitabile programma di riduzione dei costi che potrebbe avere riflessi anche occupazionali".
Le organizzazioni sindacali dunque hanno espresso "la loro preoccupazione per il futuro immediato del polo chimico del Casone" e si rivolgono alle autorità tutte proponendo "un tavolo di lavoro permanente – chiudono dalla Rsu aziendale – con gli enti competenti nell’auspicio di un immediato intervento atto a scongiurare una crisi che potrebbe avere drammatici riflessi su tutta l’economia della zona".