Pesca, un patto dall’Adriatico al Tirreno

La presenza degli armatori, provenienti dal sud Italia, ha convinto anche le paranze dell’Argentario a fermarsi per protesta

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Ore di tensione, dalla prima mattinata di ieri fino al tardo pomeriggio al porto del Valle di P.S.Stefano dove, alle 4 di notte è arrivato un gruppo di circa 100 armatori di barche da pesca del mare Adriatico per convincere i colleghi della marineria dell’Argentario ad aderire a uno sciopero volto a sensibilizzare le istituzioni sulla crisi del settore pesca, dovuta al caro gasolio che, sulla sponda dell’Italia dell’est, aveva già prodotto i suoi effetti con il blocco delle marinerie da venerdì scorso. Ma sul mar Tirreno, Toscana, Lazio e più a sud le barche da pesca di altura erano uscite come al solito, allo scoccare della mezzanotte, per una normale giornata di lavoro che è diventata in realtà più che movimentata.

Sì perché i colleghi pescatori provenienti dal mar Adriatico, che avevano visto sul sistema satellitare Ais la presenza delle barche a largo delle coste maremmane, ipotizzando una mancanza di solidarietà hanno cominciato a chiamare e contattare gli armatori per convincerli a rientrare e ad aderire alla protesta che, a loro dire, se fatta in modo unitario avrebbe potuto avere dei buoni effetti. In breve si è formato un folto gruppo di pescatori presso la banchina Toscana, il luogo dove rientrano metà dei pescherecci della flotta argentarina e dove si tiene una delle aste del pesce, che ha costretto le forze di Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza e Digos, a recarsi sul posto con diverse pattuglie per tenere sotto controllo la situazione, visto che i manifestanti adriatici reclamavano il rientro dei pescatori argentarini, mentre la maggior parte delle barche locali continuava a pescare. Il timore era che la situazione precipitasse al rientro delle paranze con il pescato. Un timore che in realtà non si è concretizzato in nulla, con una protesta pacifica, che è sfociata in un’adesione allo sciopero nazionale della pesca anche da parte delle barche di Monte Argentario, della costa Toscana e del Lazio, sicuramente fino a domenica prossima.

E in effetti nel pomeriggio di ieri la tensione si è poi affievolita dopo che una stessa delegazione di manifestanti si è recata ad incontrare il Prefetto di Grosseto, Paola Berardino. I pescatori intervenuti hanno rappresentato all’istituzione, infatti, che l’intera categoria si trova ad affrontare una profonda crisi di settore legata al forte rincaro dei costi di produzione che non rendono più economicamente sostenibile l’attività di pesca. Il Prefetto si è reso disponibile a fare da portavoce presso il Governo centrale delle istanze dei pescatori stessi, che hanno chiesto di trovare soluzioni che alleggeriscano il carico tributario. Nei particolari, le richieste dei pescatori hanno riguardato sgravi per il carburante, che ha raggiunto costi elevatissimi che riducono i guadagni dei pescatori, la richiesta di inserimento nel "fermo bellico" anche delle marinerie del Mediterraneo, inizialmente escluse dalla Commissione europea. Poi l’accelerazione degli indennizzi con un decreto ministeriale, che stanzi 20 milioni di euro per fronteggiare il caro energia, la sensibilizzazione sul tema del Welfare, ribadendo la necessità di uno sforzo maggiore per la messa a punto di un sistema di norme adatte al settore della pesca e la pressione sul Mef e l’Agenzia delle Entrate, affinché si possa verificare la praticabilità di un’eventuale proroga delle scadenze fiscali. Per finire la richiesta di uno strumento per il sostegno al reddito dei pescatori che vedono le proprie buste paga compromesse direttamente dal caro gasolio e l’erogazione immediata dell’indennità di fermo pesca del 2021.

Sabino Zuppa