ANDREA FABBRI
Cronaca

"Per le estetiste una situazione assurda"

Silvia Madioni, titolare del Beauty Fashion dell’Argentario, parla della disperazione delle operatrici del settore costrette a rimanere chiuse

di Andrea Fabbri

Incredule, arrabbiate, amareggiate. Le operatrici del Centro estetico Beauty Fashion di Porto Santo Stefano rappresentano un po’ il simbolo ‘sul campo’ dello stato d’animo delle estetiste della Maremma, costrette per la seconda volta dopo la scorsa primavera a stare chiuse e a mettere i propri dipendenti in Cassa integrazione. "Non abbiamo ancora capito qual è la motivazione tecnico-scientifica che obbliga noi a stare chiusi ma consente a tutti gli altri di stare aperti" esordisce Silvia Madioni. La titolare del Beauty Fashion dell’Argentario si riferisce al fatto che le estetiste lavorano con lo stesso identico contratto nazionale dei parrucchieri, ma mentre i saloni di acconciature possono lavorare, loro no.

"Addirittura abbiamo lo stesso protocollo di sicurezza Inail – aggiunge la Madioni – Anzi, per le estetiste quello stesso protocollo in alcuni passaggi prevede misure di sicurezza ancora più stringenti. Stiamo davvero vivendo una situazione assurda". Deprimente sotto tutti i punti di vista, incluso, ovviamente, quello economico. "Abbiamo tutti i prodotti ordinati per il Natale depositati in negozi chiusi dove non possiamo neanche recarci se non violando la zona rossa – prosegue ancora Silvia Madioni – Ora che si va verso l’inverno con pioggia, vento e mareggiate, la merce rischia un deperimento, come pure ai locali non fa bene restare troppo chiusi. Dimenticati. Siamo stati dimenticati da tutti, anche da chi avrebbe dovuto difenderci e portare la nostra voce a Roma. Da quando ci hanno chiuso questa seconda volta nessuno ci è venuto a portare una parola di conforto, o meglio un aiuto concreto". I centri estetici, dunque, sono in grande sofferenza, e non solo perché per il momento non possono essere operativi. Soffrono anche l’incertezza per il futuro.

"Non sappiamo quando potremo tornare al lavoro – aggiunge la Madioni – E’ tutto un forse. ‘Forse il 7’, ‘forse il 14’, ‘forse torniamo arancioni, anzi no, forse torniamo gialli’ e così via. Non possiamo programmare gli appuntamenti con i forse. Abbiamo bisogno di certezze che nessuno ci offre. La situazione, credetemi, è davvero umiliante perché lavoriamo per la salute delle persone. Non essere considerate da chi ci governa fa veramente male. Abbiamo persone anziane che hanno bisogno di fare la pedicure e ci implorano di aiutarle, ma non possiamo se non ci fanno riaprire i negozi". La rabbia è tanta, anche perché dopo la tempesta di marzo sembrava si fosse tutto risolto con i protocolli di sicurezza. "Ma lo sa – dice Silvia Madioni – che il barbiere può stare aperto? Cioè può tagliare la barba al proprio cliente il quale, ovviamente, in quel momento non può indossare la mascherina. Noi abbiamo speso centinaia di euro per acquistare le mascherine Ffp2, le visiere e le barriere di plexiglass e dobbiamo stare chiuse. Abbiamo sempre usato i guanti, ancor prima dell’avvento della pandemia. Quello che è cambiato con il Covid19 è che prima ci costavano 4 euro a pacco, adesso 13 euro. È un disastro".