Parco della Maremma. Pescare si può. Ma il numero di chi lo fa sta diminuendo

Nell’anno appena concluso i biglietti staccati per praticare questa disciplina all’interno dell’Uccellina sono stati 1.940, in calo del 20% rispetto al 2022. Diminuita anche la quantità media giornaliera di pescato.

Parco della Maremma. Pescare si può. Ma il numero di chi lo fa sta diminuendo

Parco della Maremma. Pescare si può. Ma il numero di chi lo fa sta diminuendo

Diminuisce il pesce, e diminuiscono anche i pescatori. Sembra essere questa la tendenza rilevata dalla relazione annuale sulla pesca sportiva nel fiume Ombrone nel 2023, svolta nel Parco della Maremma dall’associazione Alcedo, una onlus grossetana di promozione culturale e ricerca che già da qualche anno si occupa del monitoraggio della pesca nel tratto protetto del fiume grossetano in cui, da aprile ad ottobre, è consentita. Quest’anno i biglietti giornalieri staccati dal centro visite del Parco, anche via Intenet, sono stati 1.940 in calo di circa il 20% (550 unità) rispetto al 2022, con un introito per le casse dell’Ente di circa 9.700 euro. Al riguardo ogni pescatore avrebbe poi l’obbligo di riconsegnare il ticket del permesso con su scritto quello che si è pescato, ma questo non avviene sempre: nel 2023 su 1.940 pescatori giornalieri sono stati in 412 a riconsegnare il ticket, 191 dei quali dichiarando almeno una cattura. "Ancora una volta verifichiamo che solo circa il 21% dei permessi sono stati riconsegnati, dato inferiore all’anno precedente (27%), che da una parte indica la poca responsabilizzazione del pescatore sportivo e dall’altra l’esigenza di migliorarne la raccolta – spiega Giuseppe Anselmi, presidente di Alcedo e storico guardiaparco in pensione – molti infatti credono che non avendo effettuato catture non debbano riconsegnare i dati. Ma rimane il fatto che la quantità media giornaliera di pescato dal 2017 ad oggi è diminuita drasticamente, da 0.542 kg ogni volta a soli 0,281 kg. Cifre che probabilmente scoraggiano anche i più appassionati".

Interessanti sono poi le statistiche sulle tipologie di pesci pescati dove, è immaginabile in ambiente fluviale, la fa da padrone il cefalo, con 273 catture nel 2023 a fronte di un totale di 576 pesci pescati, seguito dall’orata con 153, che sempre di più aumenta la sua presenza anche nelle parti più a monte, a causa della salinizzazione delle acque, dalla spigola che è la preda più ambita e della cui specie sono state pescate 80 unità, oltre a 34 Ombrine e 18 pesci Serra. In tutto 309 chili pescati che, elaborati statisticamente tenendo anche conto di coloro che non riconsegnano il permesso con le dichiarazioni di cattura, conducono a quel valore di 0,281 kg per pescatore che è nettamente al di sotto della soglia massima di prelievo che è di 4 kg.

"I dati relativi al prelievo ittico possono diventare per il Parco un importante strumento di controllo e di educazione del pescatore sportivo verso un prelievo sostenibile ed ad un giusto rapporto con gli ambienti acquatici – continua Giuseppe Anselmi – anche se l’andamento decrescente delle catture e di conseguenza dei pescatori potrebbe essere indice di una perdita di qualità biologica del fiume, sicuramente da monitorare anche con altri strumenti di indagine. Non abbiamo molti dati in merito alla norma etica del ‘Catch&Release’ praticata in diversi casi dagli appassionati della tecnica dello spinning, per cui è stata documentata la liberazione anche di grosse spigole. Decisamente in aumento rispetto allo scorso anno la presenza del Granchio Blu (Callinectes sapidus) che ha fatto lamentare da parte di molti pescatori il continuo disturbo alle azioni di pesca".

Sabino Zuppa