REDAZIONE GROSSETO

Disabile ucciso, si indaga nel privato

Accertamenti su chi aveva accesso alla casa di Tucci

L’arrivo a Castel del Piano dei carabinieri del Ris di Roma

Grosseto, 9 dicembre 2015 - Al piazzone di Castel del Piano e non solo ci si interroga. Davanti all’andirivieni – anche ieri fino al tardo pomeriggio – dei militari in tuta bianca del Ris di Roma, i cittadini continuano a chiedersi che cosa sia accaduto tra quelle quattro mura. Chi possa avere commesso un delitto così atroce.

Accanirsi contro un anziano con gravi difficoltà motorie. Sulla morte di Antonio Tucci, pensionato disabile di 71 anni, trovato cadavere nella cucina del suo appartamento, domenica pomeriggio, e con il cranio fracassato vige l’assoluto riserbo degli inquirenti. Nessuna parola, neanche per confermare che in quel condominio che si affaccia sul Piazzone, si sia consumato un delitto.

Solo la presenza degli esperti della Scientifica dell’Arma ha dato certezze che non si trattasse di una morte naturale. Per il resto Procura e carabinieri tacciono. Non se ne capiscono le ragioni: se perché non sanno che cosa dire o perché si sentono ormai vicini alla soluzione del giallo.

Davanti al muro di silenzio, però, i cittadini si interrogano.

Hanno paura. Non sanno se vicino a loro c’è una banda criminale di feroci rapinatori, pronti ad ammazzare per poche centinaia di euro e per un orologio, oppure se l’omicidio di Castel del Piano, per quanto brutale, sia da relegare a un affare più privato. Non da condannare di meno ma da restringere nella cerchia dei conoscenti dell’anziano. Per quanto pochi sembrano essere stati, almeno negli ultimi anni. Tucci è stato descritto come un uomo molto solo. Che trascorreva ormai la gran parte del tempo in quell’appartamento in affitto, spesso ascoltando musica.

Potrebbe essere questa la pista seguita – se una pista concreta stanno seguendo – dagli investigatori. In quella casa, per come Tucci è stato raccontato da chi lo ha frequentato negli ultimi tempi, poteva entrare solo chi lui conosceva bene. Qualcuno di cui si fidava. Non essendoci segni evidenti di effrazione, quindi, chi è entrato, probabilmente fin da sabato, era conosciuto. Oppure aveva le chiavi.

Ma chi? Voci, sempre quelle, racconterebbero anche di un parente – un nipote? – di Tucci che andava a fargli visita ogni tanto. Oltre la nipote della compagna morta, Iva Lorenzoni, che vive in un altro paese dell’Amiata e alcune assistenti sociali. I cittadini attendono risposte. Gli esperti del Ris hanno setacciato ogni centimetro quadrato di quell’appartamento che gli era stato affittato da Alfiero Cerboni, uno dei pochi che aveva a che fare con lui.

A caccia di tracce di sangue o biologiche dell’assassino. Per ricostruire la scena del delitto e provare a dare un nome e un cognome. Qualcuno ha visto uscire un uomo dal portone. E’ lui il parente che lo andava a trovare qualche volta? O un amico? Attendiamo risposte. Insieme ai cittadini. Oggi intanto i tecnici della Medicina legale di Siena eseguiranno l’autopsia, per stabilire le cause della morte.