La chiesa di San Giuseppe "Pochi giovani, ma tanta carità"

Negli anni Trenta fu il primo luogo di culto di Grosseto ad essere eretto fuori dalle mura cittadine

La chiesa di San Giuseppe  "Pochi giovani, ma tanta carità"

La chiesa di San Giuseppe "Pochi giovani, ma tanta carità"

di Steven Santamaria

Grosseto

Prosegue il nostro viaggio tra le parrocchie della diocesi di Grossetoano. È il turno della parrocchia San Giuseppe, in via Sauro. È stata la prima parrocchia eretta fuori dalle mura cittadine, sorta per garantire l’assistenza religiosa ad una città che, sul finire degli anni Trenta del secolo scorso, stava crescendo ed espandendosi. Fu dedicata a San Giuseppe in ricordo del passaggio a Grosseto di Papa Innocenzo II il 19 marzo 1133. In quell’occasione il pontefice firmò la bolla Iustus Dominus con la quale sanciva la pace fra le Repubbliche di Pisa e di Genova e cinque anni dopo elevava Grosseto al rango di città, trasferendo, da Roselle, la sede vescovile. La parrocchia sorse il 19 marzo 1938.

"La parrocchia è strutturata – dice Don Fabio Bertelli, parroco del San Giuseppe – dal punto di vista delle attività, su dinamiche tradizionali. Ovviamente proponiamo il nostro percorso di catechismo per tutte le fasce d’età, dai bambini delle elementari a quelli più grandi delle medie. Poi, un punto di eccellenza di questa comunità, è il gruppo Scout d’Europa, che c’è da prima che io arrivassi. Sono numerosi ed ho un bel rapporto sia con loro che con i capi scout. Per quanto riguarda i sacramenti, quest’anno ho amministrato la Comunione ad undici bambini della parrocchia, un numero un po’ esiguo, ma l’anno prossimo avrò un gruppo più ampio di trenta bambini. Poi c’è stata la Comunione ai bambini degli scout, che erano 17. Quindi , la vitalità dal punto di vista sacramentale non manca ed è sempre garantita. Ogni anno, ho anche un buon numero di matrimoni e teniamo anche dei corsi prematrimoniali. In queste parrocchia accolgo diverse realtà, che fanno gruppo, pregano e conducono una vita parrocchiale". Ma la realtà giovanile manca un po’: "Ragazzi di 2530 anni – continua – ce ne sono pochi e in forma sporadica quindi non abbiamo un vero e proprio gruppo. Ma anche a scendere la situazione non è delle migliori, infatti non siamo riusciti, soprattutto quest’anno, a creare neanche un vero e proprio gruppo Dopo Cresima, anche per la mancanza di personale che se ne potesse occupare. Gli anni scorsi però eravamo riusciti a iniziarli, a tratti anche con successo, ma poi le persone che se ne occupavano, per esigenze di studio o lavorative, si sono trasferite fuori città. Per questo, un po’ mi dispiace perché avere anche quella dimensione lì sarebbe importante. Poi, abbiamo un buon gruppo di coro che funziona in maniera soddisfacente. Da parroco, conduco una volta a settimana la Lectio Divina, che porto avanti da diversi anni".

"I gruppi di catechismo – continua – ho sempre cercato di metterli la domenica, per far sì che seguissero la Messa. Quest’anno, in realtà, ho avuto quattro gruppi di catechismo, due il sabato e due la domenica, ma comunque sempre ai piedi della messa. Poi abbiamo un asilo, non parrocchiale, e da quest’anno aprirà anche il nido. È un punto su cui lavorare, anche per coinvolgere i genitori, che sono tendenzialmente giovani. Come altre dimensioni sociali , ci sono due gruppi di alcolisti anonimi, che si autogestiscono, a cui io fornisco alcune stanze e abbiamo anche il nostro gruppo di ballo, gestito da persone bravissime". Infine, uno dei fiori all’occhiello di questa parrocchia è la Caritas: "Se ne occupano cinque persone in maniera egregia e professionale. Abbiamo un locale dedicato alla carità dove, oltre ai beni alimentari, forniamo anche vestiti e altri beni di prima necessità. Il bacino di utenza è importante – conclude – ed è aperta a tutti, nessuno escluso".